"Sovraffollamento legato all'immigrazione". Il campanello d'allarme di Nordio sulle carceri

Il ministro della Giustizia ha lanciato un monito sulla massiccia popolazione carceraria composta da detenuti stranieri

"Sovraffollamento legato all'immigrazione". Il campanello d'allarme di Nordio sulle carceri
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Il sovraffollamento delle carceri è un tema che, con il passare dei mesi, ha assunto i connotati di una vera e propria emergenza. La politica, chiamata ad assumersi la responsabilità di risolvere un problema che non può più essere procrastinato, deve prendere atto che anche il fattore immigrazione ha un impatto. Ed è tutt'altro che secondario. A metterlo in chiaro è stato il ministro Carlo Nordio, che ha proposto una soluzione concreta che tenga in considerazione proprio l'influenza degli arrivi. Con buona pace di chi vorrebbe eliminare gli istituti penitenziari e di chi propone una liberazione incondizionata, che invece finirebbe per allarmare la società.

Il sovraffollamento delle carceri

Il ministro della Giustizia - intervenuto ai microfoni di Start su SkyTg24 - ha puntato l'attenzione su una questione spinosa che non riguarda solamente l'Italia, ma con cui deve fare i conti una buona parte dei Paesi europei: "C'è stata un'immigrazione quasi massiccia che ha portato a una popolazione carceraria di detenuti stranieri che supera da noi il 30%, e in alcune realtà addirittura il 50%, per reati contro il patrimonio, connessi essenzialmente alla necessità di procurarsi da vivere". La soluzione dunque va trovata lì. Inutile girarsi dall'altro lato o chiudere gli occhi per provare a ignorare un problema che, sedimentato nel corso dei decenni, è sempre più critico.

Nordio ha rivendicato l'operato del governo guidato da Giorgia Meloni che, sul tema del sovraffollamento delle carceri, non si è limitato a imboccare una strada mettendo in campo una sola risposta. L'esecutivo di centrodestra sta lavorando su quello che il Guardasigilli ha definito "un triplice binario": far espiare la pena ai detenuti stranieri nei Paesi di origine; individuare delle località alternative per far sì che - "quando è possibile" - i detenuti tossicodipendenti possano essere trasferiti in strutture di comunità; limitare la custodia cautelare. Un'urgenza, quest'ultima, che viene fotografata da un dato ben preciso in grado di spiegare la necessità di un cambio di rotta. "I detenuti prima della condanna definitiva sono il 20%", ha fatto notare Nordio.

A inizio agosto la Camera ha dato il via libera definitivo al decreto Carceri che - tra le altre cose - prevede l'assunzione di mille nuove unità per il Corpo della polizia penitenziaria tra il 2025 e il 2026, oltre che la semplificazione e la velocizzazione delle procedure per concedere la libertà anticipata ai detenuti che ne abbiano il diritto. Tutt'altro che uno svuota-carceri: il testo non ha come effetto quello di spalancare le porte degli istituti penitenziari per provare ad alleggerire la popolazione carceraria. Nordio lo ha definito un "intervento vasto e strutturale che affronta in modo organico un altro settore del sistema dell'esecuzione penale". Al centro vi è anche l'istituzione di un albo di comunità che potranno accogliere alcuni detenuti (come quelli con residuo di pena basso, i tossicodipendenti e quelli condannati per determinati reati) dove potranno scontare la parte finale della pena.

La separazione delle carriere

Nordio, pur ribadendo l'apertura al dialogo, ha confermato che l'intenzione del governo è quella di tirare dritto sulla separazione delle carriere e sulla riforma del Consiglio superiore della magistratura: "Questi non sono argomenti negoziabili perché fanno parte del programma di governo. Ma anche il principio dell'indipendenza della magistratura è non negoziabile". E, respingendo gli allarmi sulla tenuta democratica dell'Italia, non si è detto intimorito da un'eventuale consultazione popolare: "Non avrei affatto paura del referendum e vorrei andarci quanto prima perché mi piacerebbe che i cittadini si esprimessero su questo".

Il caso Sangiuliano-Boccia

Il ministro della Giustizia è stato interpellato anche sul caso che riguarda Gennaro Sangiuliano e Maria Rosaria Boccia. "Certamente, l'invito alla cautela quando si occupano posti di responsabilità. Ma questo non significa affatto che sia una critica, vedremo come andrà", ha dichiarato. Poi ha detto la sua sulla possibile inchiesta riguardante Arianna Meloni: "Complotto della magistratura? Non lo vedo, si è trattato di una ipotesi giornalistica che non ha avuto seguito e penso sia ormai quasi dimenticata".

La strage di Paderno

Nordio, che da magistrato si è interfacciato con decine di casi di parricidio, si è espresso pure sulla strage di Paderno Dugnano: "Siamo negli aspetti più reconditi della mente umana, che è insondabile.

Il disagio giovanile esiste, però un discorso globale va fatto: questi episodi tristissimi sono sempre accaduti. Purtroppo accadono e temo accadranno ancora, sono imprevedibili. La psicologia del giovane adulto o del minorenne è una psicologia fragile, però bisogna essere realisti".

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