"Stop alle armi all'Ucraina". Il disco rotto dei 5 Stelle approda in Aula (ma non porta bene)

La mossa disperata dei pentastellati mette in evidenza una difficoltà dei grillini, in caduta libera nei sondaggi

"Stop alle armi all'Ucraina". Il disco rotto dei 5 Stelle approda in Aula (ma non porta bene)

Il Movimento 5 Stelle prosegue con il suo solito refrain dello stop alle armi all'Ucraina. Per farlo, decidono di mettere il tutto nero su bianco tramite una risoluzione depositata al Senato. L'occasione parlamentare è stata fornita dalle comunicazioni di Giorgia Meloni in Aula in vista del Consiglio Ue. In relazione al conflitto russo-ucraino, si impegna il governo, in sede europea, "a profondere il massimo sforzo sul piano diplomatico, in sinergia con gli altri Paesi europei, per l'immediata cessazione delle operazioni belliche con iniziative multilaterali o bilaterali utili a una de-escalation militare, portando il nostro Paese a farsi capofila di un percorso di soluzione negoziale del conflitto che non lo impegni in ulteriori forniture di materiali di armamento, per il raggiungimento di una soluzione politica in linea con i principi del diritto internazionale".

Il testo impegna inoltre il governo "ad assicurare pieno sostegno e solidarietà al popolo ucraino e alle sue istituzioni, intensificando, con urgenza, anche a seguito alla distruzione di infrastrutture critiche ucraine da parte della Russia, tutte le azioni necessarie per continuare a fornire assistenza umanitaria, finanziaria, economica e di protezione civile all'Ucraina". Oltre a queste, come si legge ancora nella risoluzione, vanno "incluse le necessarie misure di accoglienza per le persone in fuga dalla crisi bellica, con particolare attenzione alle esigenze dei soggetti minori, anche al fine di assicurare la tutela dei diritti loro riconosciuti dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza e alle esigenze dei soggetti più fragili, tra cui anziani e disabili".

Una mossa politica non inedita quella da parte dei Cinque Stelle, che è almeno da nove mesi che stanno martellando sul fatto di bloccare definitivamente gli aiuti militari al Paese invaso dalla Russia; senza, tuttavia, avere mai proposto una valida alternativa per difendere la popolazione ucraina. Da questo punto di vista, la precedente risoluzione pressoché simile in Parlamento non fu esattamente azzeccata. Eravamo infatti nel giugno 2022, quando il gruppo pentastellato del Senato chiese sostanzialmente lo stesso al governo allora presieduto da Mario Draghi. A fine primavera scorsa, però, i grillini erano ancora (seppur malvolentieri) in maggioranza e quel passo determinò prima la scissione immediata di Luigi Di Maio - che ormai da mesi non vedeva l'ora di abbandonare Conte per tentare una corsa disperata a sostegno di "Super Mario" – poi la caduta dello stesso esecutivo un mese più tardi, con tanto di elezioni anticipate stravinte dal centrodestra a settembre.

Ora, politicamente parlando, la situazione è sicuramente ben diversa da quella di nove mesi fa: il Movimento 5 Stelle si trova all'opposizione e non c'è più un altro "Di Maio" della situazione a volere guidare una fronda interna né tanto meno una scissione. Rimane invece in (sterile) diffusione il disco rotto di un Conte che prosegue a manifestare tutta la presunta anima pacifista del Movimento.

Sicuro di finire ancora una volta in minoranza nel voto della risoluzione, il fatto di volere fare emergere questo ritornello sullo stop alle armi all'Ucraina è soltanto sintomo di un partito in palese difficoltà nei consensi – stante il recente protagonismo della Schlein – e che è costretto ora a rifugiarsi sulle tematiche internazionali per recuperare qualche timido punto percentuale nei sondaggi. Anche perché, con il reddito di cittadinanza ormai abolito, anche la bandiera del salario minimo è finita tra le mani del Partito Democratico. Dove colpirà la prossima volta Giuseppi?

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