Mentre le politiche green dell’Unione europea cominciano a mietere le prime vittime, il principale sindacato italiano, la Cgil, continua a fare orecchie da mercante. O meglio: il segretario Maurizio Landini con una mano prova a consolare lavoratori e con l’altra, simultaneamente, difende a spada tratta la religione verde targata Ue. Il paradosso del sindacato rosso è evidenziato, con dovizia di particolari, da Carlo Calenda. L’accusa del numero uno di Azione viaggia su due binari ma ha un unico obiettivo: smascherare il progetto politico di Landini e soci.
Calenda accusa Landini
Il ragionamento dell’ex leader del Terzo Polo parte da un dato di fatto:“Landini – dice il leader id Azione su Libero - vuole fare politica e per farlo ha bisogno del supporto del principale giornale della sinistra”. Il quale, continua, “guarda caso è stato acquistando da chi sta desertificando il settore dell’auto in Italia”. E qui l’attacco al veleno del numero uno di Azione prende in esame un altro protagonista: la famiglia Agnelli e il gruppo Fiat. “Il dato – spiega Calenda è che in Italia l’automotive si è letteralmente consumato perché il gruppo Fiat ha scientificamente deciso di uscire dal settore nell’indifferenza generalizzata”. E il ruolo del sindacato, in particolare di Landini, è presto detto: “Per riuscirci senza avere contro il sindacato – continua Calenda – si è comprato Repubblica”.
Le trame politiche di Landini
Il paradosso è servito: Il gruppo Fiat si serve del silenzio di Landini e il segretario del sindacato rosso, per motivi diversi, si serve del supporto del principale giornale di sinistra. D'altronde la partita a scacchi di Landini è già iniziata:“Landini – dice Calenda – vuole fare politica”. Nulla di più vero: il numero uno della Cgil ha assunto il ruolo di mentore nel parterre del centro sinistra. La bussola della Cgil è inevitabilmente seguita sia da Giuseppe Conte sia da Elly Schlein e il risultato è davanti ai nostri occhi: le politiche del sindacato rosso stanno monopolizzando il dibattito a sinistra dell’esecutivo. Il tutto, giova ricordarlo, con il supporto del principale giornale “progressista”: La Repubblica.
Una partita che coinvolge ovviamente la famiglia Agnelli: “Un’operazione geniale – la definisce sarcasticamente Calenda – perché spendendo praticamente nulla gli Agnelli si sono garantiti il fatto che nessuno dica niente su quanto sta succedendo all’auto motive”. Il silenzio di Landini sulle politiche green anti-lavoratori ne è l’ennesima riprova. “È abbastanza singolare – fa notare il leader di Azione – che Landini, che allora attaccava Marchionne un giorno si e l’altro pure, dopo l’acquisto di Repubblica da parte degli Elkann, con la produzione che scende sotto le 600mila unità e va verso la dismissione, non faccia almeno le stesse battaglie”.
Poco importa se la transizione green in nome dell’ideologia ambientalista ricadrà sulle classi lavoratrici medio-basse.
Poco importa se la Magneti Marelli, l’ex gioiello italiano della componentistica, ha annunciato la chiusura dello stabilimento a Crevalcore, nel bolognese. Il focus del capo della Cgil è sulla dinamica politica odierna e futura. Le elezioni europee sono dietro l’angolo. Chissà.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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