Lagosta, lo strano appalto senza rivali

Affari e infiltrazioni mafiose. Dalle carte di Palazzo Marino la storia dello sbarco dei clan nel mercato all'Isola. Altri due locali sequestrati ai clan

Lagosta, lo strano appalto senza rivali
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Sequestro d'urgenza da parte della Procura della Repubblica per altri due locali impiantati dagli amici dei clan nel mercato comunale di piazzale Lagosta: il pm Silvia Bonardi ha disposto la confisca provvisoria anche del bar Sciambola e del ristorante Corte Blu, anch'essi - in base alle indagini della Guardia di finanza - sotto il controllo di Agostino Cappellaccio, già re delle serate milanesi, arrestato il 15 aprile con l'accusa di essere il braccio operativo del boss 'ndranghetista Momo Piromalli. Il nuovo sequestro conferma la vocazione onnivora del clan, messa in atto in una struttura - il vecchio mercato coperto dell'Isola - la cui ristrutturazione era un fiore all'occhiello della giunta di Beppe Sala. E finita, grazie alle concessioni e alle sub-concessioni («il cavallo di Troia della criminalità organizzata», copyright Nando Dalla Chiesa) in mano alla mafia calabrese, nella totale assenza di controlli da parte del Comune.

La storia di piazzale Lagosta, in base alle nuove carte di cui Il Giornale è in possesso, si presenta sempre di più come un buco nero nella macchina comunale. I Piromalli, attraverso Cappellaccio, si impadroniscono di piazzale Lagosta grazie al rapporto con la cordata di imprenditori lombardi che si aggiudicano dal Comune l'appalto per la riconversione del mercato. La cordata è composta dalle società Mediolana e Serim, entrambe ora passate al setaccio dalla Gdf: per la Serim, controllata dalla svizzera Kofinvest, saltano fuori ben tre soci o amministratori con «precedenti di polizia», ovvero con denunce a carico, anche se non condanne. Ma questo non impedisce al Comune di affidare l'appalto.

Non è, d'altronde, la prima volta che Palazzo Marino apre le sue porte alla Serim. Nel 2018 l'azienda si è aggiudicata un altro grosso appalto, quello - assai contestato - per la gestione delle macchine da ristoro in tutti gli uffici comunali, un affare da oltre 8 milioni di euro all'anno. La Serim vinse, nonostante fosse stata indicata dall'Antitrust come appartenente a un cartello «non sorretto da ragioni di convenienza economica, ma di falsificazione delle regole della concorrenza». La Serim ebbe vita facile, perchè era l'unica rimasta in gara, le altre due concorrenti vennero escluse dal Comune perché proponevano bicchierini riciclabili anziché compostabili: una differenza che era sfuggita ai loro amministratori, ma non a quelli della Serim. Gli sconfitti fecero ricorso al Tar e si videro dare torto.

Un anno dopo essere entrata in Comune con le sue macchine distributrici, la Serim torna all'attacco di un altro appalto comunale, quello per piazzale Lagosta, apparentemente lontano dal suo business abituale. Anche stavolta vince facile, perché anche stavolta senza rivali. La storia è curiosa. Il 6 settembre 2018 il Comune mette all'asta la concessione del mercato per vent'anni con un canone d'affitto di 15mila euro e l'obbligo dei lavori di ristrutturazione. L'offerta non suscita grandi entusiasmi, infatti arriva solo un'offerta, firmata dalla cordata Serim-Mediolana che non si spaventa affatto della richiesta del Comune anzi spara un rialzo-monstre del 66,67 per cento del canone d'affitto. Ovviamente vince.

Il 19 dicembre 2019 viene firmata la convenzione: per il Comune la firma Paolo Seris, caporipartizione del Commercio, per la cordata la sigla è di Carmelo Laganà, calabrese di Palizzi, lo stesso che aveva guidato la conquista dell'appalto per i caffè. É lui a spalancare il mercato ai locali di Cappellaccio, è lui a venire trovato dai vigili in piazzale Lagosta insieme a Orazio Barbaro, uno che non ha mai dichiarato un euro di reddito dal 2016 e che pure si prende l'appalto per una sfilza di locali.

La lettura della convenzione è quasi comica: non solo perché Laganà si impegna a realizzare «iniziative sociali, culturali, aggregative e ricreative» di cui in piazzale Lagosta non si è mai vista l'ombra, o perché si impegna a non cedere a un'unica azienda più di un terzo dei negozi, ma perché all'articolo

9 il Comune si riserva il diritto di monitorare e controllare il rispetto da parte di Laganà degli impegni presi.

Perché si scoprisse cosa accadeva in piazzale Lagosta, è servito invece che arrivasse la Guardia di finanza.

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