Censurare la lingua non cambia la realtà delle cose

Gli esponenti del politicamente corretto usano le parole come un manganello, per tappare la bocca a chi dissente dalle loro idee

Censurare la lingua non cambia la realtà delle cose
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Diceva Robert Hughes, il primo a denunciare il politicamente corretto, che la battaglia per l'eliminazione della parola «frocio» aveva ottenuto un grande (si fa per dire) risultato: d'ora in avanti, i teppisti avrebbero menato i gay. Esempio paradossale ma calzante: edulcorare il linguaggio non modifica la realtà. Naturalmente frocio è in effetti una parola offensiva, meglio usarne altre. Ad esempio, Paolo Isotta, grande musicologo e caro amico, preferiva farsi chiamare «ricchione» come si usava nella sua città (Napoli). Ma lui aveva il senso dell'umorismo.

Scherzi a parte, la gentilezza, tra persone educate, non dà mai fastidio, e anche un minimo di ipocrisia spesso è utile a smussare gli angoli. Però siamo andati oltre, come si evince dal saggio di Vittorio Feltri, intitolato "Fascisti della parola. Da negro a vecchio, da frocio a zingaro, tutte le parole che il politically correct ci ha tolto di bocca" (in uscita martedì 31 per Rizzoli, pagg. 200, euro 18). Perché gli esponenti del politicamente corretto si comportano, come spiega il titolo, da fascisti della parola? Perché usano il linguaggio come un manganello per tappare la bocca a chi dissente dalle loro idee. Se hai dubbi sull'immigrazione clandestina, anzi, se usi la parola clandestino, sei un mezzo criminale e devi stare zitto.

Il direttore, per inciso: una delle migliori penne italiane, si intende di parole. Ricordiamo un episodio da «redazione». Qualche anno fa, ci furono gli scontri in Calabria tra clandestini sfruttati e caporali sfruttatori. Feltri titolò così la prima pagina del Giornale: «Ma questa volta... hanno ragione i negri». L'editoriale era una difesa a spada tratta del diritto dei clandestini di non essere trattati come animali. Si notava, inoltre, che era una penosa contraddizione fare entrare chiunque in Italia, per dargli una seconda possibilità, e poi mandarlo a morire sotto il sole estivo, raccogliendo pomodori.

Quel giorno, Feltri fu profetico: «Vedrete, disse, che tutti si fisseranno sulla parola negri senza nemmeno considerare che stiamo prendendo apertamente le loro difese». E andò proprio così, addirittura scoppiò un putiferio. Va bene stare attenti alle parole, ma bisogna anche capirle.

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