Il mistero del visto del principe Harry. Le "pesanti censure" scatenano le polemiche

La pubblicazione della richiesta del visto compilata dal principe Harry non ha chiarito il mistero sulle presunte, false dichiarazioni, anzi, ha sollevato nuovi dubbi

Il mistero del visto del principe Harry. Le "pesanti censure" scatenano le polemiche

Il 18 marzo 2025 doveva essere il giorno della verità per il principe Harry. Il giudice distrettuale, infatti, aveva disposto per quella data la pubblicazione della domanda del duca per il permesso di soggiorno negli Stati Uniti. Tutti aspettavano di sapere se Harry avesse mentito alle autorità, sostenendo di non aver mai fatto uso di stupefacenti quando, invece, nella sua autobiografia “Spare” lo ha ammesso senza lesinare sui particolari. La richiesta per il visto, però, non ha svelato alcun mistero anzi, dicono i giornali, sarebbe stata “censurata” in diversi passaggi. Tanto da eliminare ogni traccia delle presunte, false dichiarazioni. Se da una parte questa conclusione non è stata poi una sorpresa, dall’altra alimenta i dubbi su una vicenda che fin dall’inizio sarebbe stata abbastanza nebulosa.

Il passato di Harry

Nel memoir “Spare” (10 gennaio 2023) il principe Harry non ha nascosto di aver fatto uso di droghe negli anni giovanili, ammettendo di aver provato i funghi allucinogeni, la marijuana e la cocaina. Il successivo 4 marzo ha rilasciato un’intervista clamorosa al medico esperto di traumi infantili Gabor Matè, citata dalla Bbc e dal Daily Mail, in cui ha ribadito: “[La cocaina] non ha fatto niente per me, era più che altro una cosa sociale”, mentre “la marijuana è diversa, in realtà mi ha davvero aiutato”, aggiungendo: “Ho iniziato a usarle a scopo ricreativo, poi ho cominciato a rendermi conto di quanto mi facesse bene, direi che è una delle parti più importanti della mia vita…mi ha aiutato ad affrontare traumi e dolori…”.

Dopo queste affermazioni la Heritage Foundation, un think tank conservatore nato a Washington nel 1973, si è chiesta come avesse fatto il principe ad avere la possibilità di vivere negli Stati Uniti. La domanda per il permesso di soggiorno nel Paese, infatti, scava nel passato del richiedente anche per quel che concerne l’eventuale uso di stupefacenti e il visto può essere negato in caso di ammissione.

Le ipotesi erano due: nella prima Harry avrebbe detto la verità, confermando di aver provato droghe, ma grazie al suo nome avrebbe ottenuto un trattamento preferenziale. Nella seconda opzione, invece, il principe avrebbe dichiarato il falso nella richiesta. Quest’ultimo sarebbe stato anche il pensiero della Heritage Foundation, che ha provato ad andare in fondo alla questione in tribunale, chiedendo la pubblicazione dei documenti per il visto del duca di Sussex in base al Freedom of Information Act (legge sulla libertà d’informazione e sulla trasparenza emanata nel 1966, che consente l’accesso ai National Archives and Records Administration e a documenti considerati segreto di Stato).

Lo scorso autunno le richieste di Heritage sono state rifiutate. Dopo il ricorso della fondazione il procuratore distrettuale Carl Nichols ha ordinato che il 18 marzo 2025 venisse pubblicata la domanda per il visto, sebbene non in forma integrale, in modo da non ledere il diritto alla privacy di Harry (come puntualizzato anche nell’udienza del 5 febbraio 2025, quando il giudice aveva ammesso la possibilità di diffondere la richiesta).

In effetti lo scorso 18 marzo sono stati resi noti alcuni documenti relativi al caso ma, ha specificato la Nbc, “pesantemente censurati”. Non vi è comunque alcuna traccia di presunte dichiarazioni false da parte del duca, né di favoritismi. Inoltre, ha scritto il Guardian, “il modulo per il visto non è stato divulgato” e non è stato possibile chiarire quale tipo di visa ha ottenuto Harry.

“Persecuzione”

Come ha spiegato ancora il Guardian la versione integrale della richiesta non sarebbe stata pubblicata in quanto non ritenuta di “pubblico interesse”. Inoltre in un fascicolo giudiziario letto da Newsweek viene specificato: “Diffondere lo status [del principe Harry] potrebbe…sottoporlo a un danno ragionevolmente prevedibile nella forma di una persecuzione, come pure di un contatto indesiderato da parte dei media e di altri. Le registrazioni contengono anche informazioni molto specifiche private e personali…”.

Come ha riportato la Nbc la Heritage Foundation, al contrario, è convinta che il caso del duca di Sussex sia di “profondo interesse pubblico”. Sam Dewey, legale del think tank, ha dichiarato alla Bbc di sentirsi “frustrato” dalla scelta di diffondere i documenti con tutte quelle omissioni. Avverte, però, che la Heritage non si sarebbe data per vinta, promettendo che questa “non è la fine della storia”.

Lo scorso febbraio Dewey, citato dalla Nbc, era stato ancora più duro: “Se [Harry] ha mentito, verrà espulso. Le persone vengono regolarmente espulse per aver mentito sui moduli d’immigrazione”. Nile Gardiner, direttore del Margaret Thatcher Center for Freedom presso la Heritage Foudation è sulla stessa lunghezza d’onda e a Gb News ha detto: “La battaglia per rendere pubblica di fronte al popolo americano la domanda per il visto di Harry continua. Ancora non sappiamo se il principe Harry ha mentito…e se ha ricevuto un trattamento preferenziale”.

Una fonte vicina al duca, intervistata da Vanity Fair.com, ha ridimensionato l’intera questione: “Le accuse secondo le quali il principe Harry avrebbe ricevuto un trattamento di favore durante il processo per l’ottenimento del visto sono state inequivocabilmente archiviate dall’amministrazione Trump”, proseguendo: “Oltretutto le omissioni nel caso indeboliscono ulteriormente l’affermazione della Heritage Foundation secondo cui i documenti d’immigrazione del duca dovrebbero essere considerati di pubblico interesse”.

Interesse pubblico vs interesse privato

Secondo Mary Hoopes, docente di Legge dell’immigrazione alla Pepperdine University Law School, la decisione di censurare gran parte dei documenti relativi alla domanda per il permesso di soggiorno di Harry sarebbe allineata “alla costante affermazione secondo cui l’interesse privato prevale su quello pubblico”.

L’esperta di Legge sull’immigrazione di Fragomen (famoso studio legale internazionale specializzato in immigrazione) Charlotte Slocombe ha chiarito a Newsweek dei particolari importanti sulle norme statunitensi: “Se il principe Harry avesse dichiarato nei moduli per il visto di aver fatto uso di droghe in passato o di aver commesso delle violazioni, esiste una disposizione nella Legge statunitense per una deroga ai richiedenti di visto temporaneo che non sono stati ammessi negli Stati Uniti a causa di precedenti violazioni in merito all’uso di stupefacenti”. L’esperta ha anche rilevato: “Queste norme esistono dal 1952, quindi non c’è alcun bisogno di un trattamento speciale da parte di qualunque precedente o esistente amministrazione…”.

“Harry odia gli Stati Uniti”

Dopo la pubblicazione dei documenti per il visto Sam Dewey di Heritage ha portato la vicenda di Harry su un altro livello, che sembrerebbe rivolgersi alla “pancia” degli statunitensi: “[Harry] dovrebbe andarsene” dagli Stati Uniti, ha detto Dewey, citato dal Daily Mail, visto che vive “in un Paese che evidentemente odia”.

Perché mai il principe dovrebbe addirittura “odiare” la nazione che lo ha accolto? “È chiaramente furioso con gli elettori americani e li attacca per il risultato delle elezioni del 2024. Dovrebbe andare a casa”, ha affermato ancora Dewey. Non è chiaro cosa c’entri tutto questo con il caso dei documenti per il permesso di soggiorno. Suonerebbe addirittura discriminatorio. Tra l’altro, se la mettiamo così, sembrerebbe di intuire che tutti i cittadini che non hanno votato Trump alle ultime elezioni sarebbero persone non gradite nella loro stessa patria. Questo potrebbe essere un precedente davvero pericoloso.

È lecito visionare i moduli compilati da Harry?

La faccenda riguardante il visto del principe Harry è piuttosto caotica e i fatti su cui basarsi sono pochi. Il problema non è solo se il duca abbia mentito o ricevuto un trattamento privilegiato, ma se Heritage Foundation e, in generale, l’opinione pubblica abbia il diritto di richiedere la pubblicazione dei documenti, come ha fatto notare l’avvocato del Dipartimento della Sicurezza Interna degli Stati Uniti d’America John Bardo, citato da Vanity Fair.com, il 30 aprile 2024, durante un’udienza di fronte al giudice Carl Nichols.

Se le domande per il permesso di soggiorno fossero documenti pubblici, chiunque avrebbe la possibilità di visionarli, dunque non avrebbero senso nemmeno i passaggi omessi prima della diffusione. Stando a ciò che dicono gli esperti delle norme sull’immigrazione, però, tali richieste sarebbero vincolate dalla legge sulla privacy. Il Dipartimento della Sicurezza Interna, come riportato da Newsweek, ha messo in evidenza i gravi rischi della divulgazioni di dati sensibili di questo tipo: “Diffondere tali informazioni potrebbe potenzialmente esporre la persona a danni da parte di membri del pubblico che potrebbero avere una ragione per manipolare o attaccare individui in base al loro status negli Stati Uniti”.

Di conseguenza nessuno potrebbe richiedere la pubblicazione di questi atti. Non in forma integrale, almeno.

Questo spiegherebbe anche le censure nel caso del principe Harry. Così, se il duca avesse davvero mentito alle autorità, si tratterebbe di una questione privata in cui solo lo Stato può intervenire e sanzionare un’eventuale mancanza in base alle norme vigenti.

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