Sul governo continuano ad aleggiare nubi minacciose, colme di tuoni e burrasche pronte ad abbattersi appena si entrerà nel vivo dei passaggi politici più cruciali. Dai referendum alle elezioni amministrative, passando per la campagna elettorale in vista del ritorno alle urne nel 2023: sono tanti gli ostacoli che l'esecutivo guidato da Mario Draghi dovrà superare. E non sarà affatto facile. Vuoi per la portata degli appuntamenti e i relativi atteggiamenti dei partiti, vuoi per le possibili trappole parlamentari. Proprio su quest'ultimo fronte c'è stato già un piccolo assaggio nei giorni scorsi. Così è scattato l'allarme rosso su Palazzo Chigi, al corrente della situazione altalenante dei prossimi mesi.
L'avvertimento di Zanda
È stato Luigi Zanda a mettere tutti sull'attenti e ad avvertire che il governo può essere mandato in soffitta se liti e spaccature continueranno a contrassegnare l'operato dell'esecutivo: il senatore del Partito democratico ha fatto notare che se non ci fosse più un'intesa solida tra il premier Mario Draghi e i partiti che lo sostengono, allora "il governo non avrebbe più ragione di esistere". Non a caso il presidente del Consiglio ha fatto una strigliata alle formazioni politiche, richiamandole al senso di responsabilità e alla lealtà reciproca.
Zanda, intervistato da La Repubblica, si è posto una domanda semplice: da qui alle elezioni nazionali "a chi converrebbe tirare a campare?". La risposta è altrettanto scontata: a nessuno. Infatti "le scaramucce parlamentari non servono a Draghi, né al Parlamento, né ai partiti". Il premier ne uscirebbe indebolito, il Parlamento rischia di ingolfarsi, i partiti temono di perdere le battaglie di bandiera e di conseguenza le preferenze degli elettori.
L'incidente
Di certo non può passare inosservato l'incidente politico dei giorni scorsi, quando il governo è andato sotto quattro volte durante l'esame delle modifiche al dl Milleproroghe nelle commissioni Bilancio e Affari costituzionali alla Camera. Contro il parere dell'esecutivo sono passati gli emendamenti che prevedono il dietrofront sull'Ilva e sul tetto al contante. Altri temi hanno riguardato le norme sulle graduatorie della scuola e i test sugli animali.
Per Zanda tutto ciò "non ha riguardato questioni marginali". In tal senso il centrodestra ha incassato una notevole vittoria sul tetto al contante, che dallo scorso primo gennaio è sceso a mille euro e ora torna per un anno a 2mila euro. Infatti la modifica sposta l'entrata in vigore della soglia più bassa dal primo gennaio 2022 al primo gennaio 2023. "È giusto che Draghi abbia voluto valutare la tenuta della sua maggioranza. Il punto politico-istituzionale riguarda il Parlamento", è la posizione di Zanda.
In effetti all'orizzonte non mancano temi divisivi che rischiano di dividere ulteriormente la maggioranza. Le elezioni amministrative e la campagna elettorale per i referendum sulla giustizia sono destinati a segnare l'azione del governo, che rischia di ritrovarsi impantanato tra litigi e veti incrociati.
Non vanno poi dimenticati i temi come la durata del green pass, lo stato d'emergenza, le riaperture, le concessioni balneari. Mine pronte a esplodere ma che possono essere ancora disinnescate onde evitare ripercussioni sulla tenuta della maggioranza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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