Sulla Tav il governo traballa, altro che viaggiare come un treno. Le posizioni sono distanti, tanto. Forse addirittura troppo per riuscire a trovare la quadra. Alla fine di mezzo potrebbe finirci un'altra partita, quella sul caso Diciotti e la richiesta di autorizzazione a procedere per il ministro dell'Interno: se Salvini dovesse tirare troppo la corda con la Torino-Lione, i grillini potrebbero "abbandonarlo" nelle mani dei giudici catanesi. Una sorta di rappresaglia.
I due alleati di governo non fanno che punzecchiarsi sulla Tav: Salvini va a Chiomonte e "smentisce" Di Maio sul tunnel; il ministero di Toninelli fa trapelare l'analisi costi-benefici "fortemente negativa". E mentre Luigino giura che l'Alta velocità "non si farà", Matteo è certo che alla fine il progetto andrà in porto anche se "rivisto".
Il blitz in Val di Susa del leghista non è piaciuto a Di Maio che, secondo quanto scrive La Stampa, avrebbe chiesto "un minimo di gratitudine" al collega vicepremier. La "gratitudine" richiesta riguarda proprio la vicenda della Diciotti. Salvini in qualche modo ha costretto il M5S a cambiare versione sull'autorizzazione a procedere. Quando all'inizio il leader del Carroccio giurava di "non aver bisogno dell'immunità", i grillini si erano schierati a favore del processo. Poi il leghista ha chiesto di negare l'autorizzazione e i pentastellati non hanno potuto far altro che arrampicarsi sugli specchi, giustificando la retromarcia con il più classico dei "le condizioni sono cambiate".
La linea concoradata è quella di far passare gli ordini sulla Diciotti come decisioni collegiali del governo, votare contro le richieste dei giudici e difendere il collega di governo. Ne risentirebbe ovviamente la credibilità grillina, da sempre contraria ad ogni tipo di immunità, ma il governo sarebbe salvo.
Il problema è che adesso le sortite leghiste sulla Tav stanno facendo irritare a tal punto Di Maio che sullo sfondo spunta l'ipotesi dello sgambetto a Salvini sulla Diciotti. Luigino - dice la Stampa - non nasconde ai suoi collaboratori che "la faccenda del processo è tutt'altro che chiusa, e ancora non è detta l'ultima parola". In fondo tutto dipende dai senatori M5S, sia in Giunta per le immunità che in Aula. Se il leader politico del Movimento decidesse di scaricare il vicepremier della Lega, allora Salvini verrebbe costretto a presentarsi di fronte ai giudici.
"Non ha capito che sulla Tav andiamo a casa", avrebbe detto Di Maio che per provocare una crisi di governo potrebbe semplicemente dare indicazione ai senatori di votare a favore dell'autorizzazione a procedere (ascoltando così la fronda degli ortodossi e gli opinionisti vicini al grillismo). Il vaso è fragile e la Tav potrebbe mandarlo in pezzi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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