L'equilibrio del governo resta in balia delle folate di vento, in grado di creare scossoni di non poco conto e rompere quello spirito di unità nazionale che ha spinto quasi tutti i partiti a sostenere il premier Mario Draghi. A minacciare la stabilità dell'esecutivo è una serie di riforme all'orizzonte: dal fisco al presidenzialismo passando per la giustizia, sono diversi i fronti su cui le formazioni politiche della maggioranza rischiano di spaccarsi e di innescare ripercussioni imprevedibili.
Dopo il braccio di ferro che si è consumato sulla riforma del catasto, non mancheranno ulteriori occasioni in cui emergeranno divergenze e posizioni distanti su materie che hanno un certo peso. Motivo per cui a Palazzo Chigi si teme un terremoto politico, considerando comunque la mediazione come strumento da non abbandonare per sanare le divisioni e trovare un compromesso.
La flat tax
Sul fronte del fisco Forza Italia ha individuato tre priorità: il superamento dell'Irap, l'allargamento del perimetro della flat tax, l'alleggerimento e la semplificazione dell'Irpef (da tradursi in "meno aliquote e più leggere"). Già nei giorni scorsi la Lega aveva messo le cose in chiaro, avvertendo che non verranno concessi sconti: "Non voteremo nulla se non si vota la flat tax". Il Carroccio dunque è pronto a chiedere che la maggioranza si pronunci subito sulla flat tax, ribadendo che sulla delega fiscale "d'ora in poi ci teniamo le mani libere".
Andrà dunque affrontato il nodo della flat tax, ovvero il regime forfettario per i lavoratori autonomi aumentato alla soglia di 65mila euro. Una volta archiviato il catasto, questo è il tema meno facile per trovare uno spazio di compromesso. Ma Luigi Marattin, presidente della Commissione Finanze della Camera, è ottimista: "È complicato ma credo che su questo una sorta di eventuale accordo ci possa essere". Restano infatti le forti perplessità del centrosinistra.
Il cashback
Il Movimento 5 Stelle è pronto a tornare alla carica per il cashback. Come riferisce l'Agi, emendamenti in proposito sono stati presentati sia dal M5S sia da Italia viva. Ma anche questa è una proposta divisiva, visto che più di una volta il centrodestra lo ha fortemente contestato e ne ha messo in risalto tutti gli aspetti critici. Si sono svolti dei bilaterali tra governo e gruppi, con l'obiettivo mettere a fuoco le priorità di ciascun partito e lavorare a un calendario ben dettagliato. Le distanze però restano forti.
La riforma del Csm
Il piano più caldo è quello della giustizia. Sono stati presentati dai gruppi 456 subemendamenti alla proposta del governo sulla riforma del Consiglio superiore della magistratura (Csm): insieme agli emendamenti già depositati al testo base dovranno essere esaminati circa 700 emendamenti. Si discuteranno circa 250 emendamenti alla riforma del Csm.
"Una scelta che non mi piace ma che si delinea come inevitabile, pena il rischio di affondare il provvedimento che è atteso per la discussione generale in Aula il prossimo 28 marzo", ha spiegato il presidente della commissione Giustizia Mario Perantoni. Nonostante la 60ina di irricevibili, restano 620 emendamenti da esaminare. Il grillino Eugenio Saitta ha proposto una riunione di maggioranza per favorire "una maggiore speditezza dei lavori".
Il Partito democratico dà segnali di irritazione e punta il dito contro il centrodestra per gli emendamenti presentati: "Mettere in campo proposte che stravolgono l'impianto della riforma significa non capire che questa è una riforma per il Paese con il rischio concreto del suo affossamento". Ma Pierantonio Zanettin, deputato di Forza Italia, chiarisce: "Se anche questi punti di riflessione venissero accolti, non ci sarebbe alcuno stravolgimento del testo. Ne erano e ne sono tutti consapevoli, Cartabia in testa".
Il presidenzialismo
L'elezione diretta del presidente della Repubblica vede Fratelli d'Italia attiva in primo piano. Tema su cui la maggioranza si presenta divisa ancora una volta: il centrodestra è a sostegno del presidenzialismo alla francese targato Giorgia Meloni, mentre M5S (che ha presentato emendamenti soppressivi su tutti gli articoli del testo), Pd e Liberi e uguali sono contrari. "So che ci sono molte resistenze. Il presidenzialismo ha i numeri nella Nazione, lo abbiamo visto nella nostra quotidianità", ha dichiarato la Meloni.
I giallorossi presentano sfumature diverse: i dem potrebbero non votare nessun emendamento per poi votare contro al mandato al
relatore, quindi in sostanza bocciare il testo. Invece Italia Viva si potrebbe astenere sugli emendamenti soppressivi (in particolare su quello sull'articolo 1) ma sarebbe favorevole a cambiare il testo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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