Governo, piano contro le gang. L'obiettivo è rendere stabili le "zone rosse" nelle città

L'ipotesi del decreto per velocizzare i rimpatri e riqualificare le periferie urbane degradate

Governo, piano contro le gang. L'obiettivo è rendere stabili le "zone rosse" nelle città
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Il governo Meloni mette a punto il piano per liberare le città italiane dalla bande, anche quelle di giovani musulmani che seminano violenza e odio al grido «Allah Akbar».

Le scene di Capodanno, in piazza Duomo a Milano, quando gruppi arabi di seconda generazione hanno intonato cori e minacce contro l'Italia e la polizia, hanno fatto scattare l'allarme a Palazzo Chigi. Scene che hanno fatto il giro del mondo e che mettono il dossier sicurezza al primo posto nell'agenda del governo per il 2025. Non è un caso che nel fine settimana, Fratelli d'Italia lancerà nelle piazze italiane una mobilitazione nazionale sul tema della sicurezza. Al netto delle iniziative di partito, l'esecutivo Meloni si muove con tre mosse: allargamento dello strumento delle zone rosse, un piano per le periferie e accelerazione dei rimpatri e del progetto Albania per bloccare l'immigrazione clandestina.

Le immagini di piazza Duomo sono i segnali di una bomba a orologeria. Il primo passo sarà il potenziamento della misura, che ha avuto un primo positivo riscontro, delle zone rosse. Si lavora a un provvedimento, forse un decreto da esaminare e approvare entro fine mese, per rendere il ricorso alle «zone rosse» non più facoltativo, a discrezione di sindaci e prefetti, ma obbligatorio per garantire la sicurezza in determinate aree del Paese. Questa potrebbe essere la prima importante novità sul fronte sicurezza con il nuovo anno.

La zona rossa, nell'attuale formula studiata dal ministro dell'Interno Matteo Piantedosi per il Capodanno, prevede la possibilità di adottare Daspo e limitazioni alla circolazione in determinate zone, piazze e aree particolarmente sensibili, a soggetti ritenuti pericolosi. Si tratta di un provvedimento di interdizione per alcune categorie di persone già attenzionate dalle forze dell'ordine. Per fare un esempio: alcuni dei giovani arabi protagonisti delle scene di piazza Duomo a Milano erano stati identificati dalle forze dell'ordine nell'ambito dei controlli per le zone rosse. In via sperimentale, il progetto della zona rossa è stato adottato per la vigilia di Capodanno in quattro città: Napoli, Firenze, Bologna e Milano. Ora il passaggio successivo sarà quello di estenderlo in tutte le aree metropolitane. Partendo da Roma nella prossima settimana. La zona rossa dovrebbe coinvolgere l'area di Termini e dell'Esquilino, due quartieri in mano a bande di immigrati. La vera svolta potrebbe arriva con l'istituzionalizzazione della zona rossa, rendendo lo strumento obbligatorio per le città.

C'è un secondo punto nel piano del governo per bonificare le città italiane dall'invasione dei musulmani violenti: la rigenerazione delle periferie. E qui la certezza da cui si parte è il «modello Caivano»: la misura messa a punto da Meloni per liberare un'area della provincia di Napoli dalla criminalità organizzata. Un piano che si articola in due punti: azione delle forze dell'ordine e investimenti economici per dotare il quartiere di scuole, centri sportivi e strutture sociali. Il «modello Caivano» è già allo studio per il quartiere Corvetto di Milano e per altre periferie italiane. Terza gamba del «piano Meloni» sarà la stretta all'immigrazione illegale. I dati segnalano che gli sbarchi sono in calo.

Ma l'esecutivo vuole insistere con due azioni: migliorare il sistema dei rimpatri, le cui falle consegnano criminali e pregiudicati alle periferie italiane e il rilancio del progetto Albania, facendo ripartire i trasferimenti degli immigrati che non hanno diritto all'asilo.

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