Pietro Genovese, che ha chiuso con una pena concordata a 5 anni e 4 mesi di reclusione la vicenda della morte delle 16enni Camilla e Gaia travolte in Corso Francia nel dicembre del 2019, lascia gli arresti domiciliari dopo un anno e sette mesi.
La corte d'assise d'appello ha disposto per lui l'obbligo di dimora a Roma con permanenza nel proprio domicilio dalle 22 alle 7. La difesa di Genovese, rappresentata dall'avvocato Gianluca Tognozzi e Franco Coppi, aveva chiesto la libertà ma la procura generale aveva espresso parere contrario. La corte d'assise ha optato per una via di mezzo, ritenendo che l'obbligo di dimora possa soddisfare in modo adeguato «l'esigenza cautelare sociale», tenuto conto dell'incensuratezza e del corretto comportamento processuale dell'imputato e del fatto che la patente di guida gli sia stata revocata.
La corte d'assise d'appello ha revocato le statuizioni civili riguardanti le posizioni dei familiari delle vittime che hanno revocato la costituzione di parte civile perché il danno è stato risarcito dall'imputato attraverso l'assicurazione. Genovese è stato condannato a rifondere le spese legali sostenute dalle restanti parti civili, l'associazione «Vittime della strada onlus» e l'associazione «Basta sangue sulle strade onlus».
Quella tragica notte tra il 21 e il 22 dicembre 2019 Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli, entrambe 16enni, amiche del cuore, avevano trascorso una serata con gli amici, alla pista di pattinaggio del vicino Auditorium per festeggiare insieme l'inizio delle vacanze natalizie. Gaia e Camilla si trovavano a Corso Francia e stavano correndo perché pioveva. Genovese, invece, era alla guida di un suv diretto a una festa e procedeva a velocità sostenuta. Anche le due amiche stavano correndo per non prendere troppa acqua quando il giovane le travolse ha travolte, sbalzandole più in là e uccidendole sul colpo. Erano sulle strisce e stavano sbrigandosi per tornare a cas.
Per loro non ci fu nulla da fare, mentre Genovese, venne portato in ospedale per accertamenti e analisi. Sottoposto ai test per la verifica di alcol e droga nel sangue, è risultato positivo: aveva bevuto prima di mettersi alla guida. Il suo tasso alcolemico era superiore a quello consentito di ben tre volte mentre sarebbe dovuto attestarsi sullo zero, perché neopatentato.
Non è detto invece che abbia assunto le sostanze stupefacenti la sera stessa, prima di mettersi alla guida.La vicenda processuale si chiude, mentre quella umana meno perché gli amici e le famiglie di Gaia e Camilla non le dimenticano e ogni mese continuano a celebrare la messa per ricordare le due sedicenni.
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