Kiev lancia la guerra dei ponti. Ma è allarme per Zaporizhzhia

Razzi sul Chongar, tra Crimea e Kherson, per bloccare la logistica russa. Zelensky: "Mosca vuole colpire la centrale"

Kiev lancia la guerra dei ponti. Ma è allarme per Zaporizhzhia
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Sessanta miliardi di euro per rimettere in piedi l'Ucraina. La Conferenza di Londra per l'Ucraina si conclude con uno degli interventi per la ricostruzione più corposi dalla Seconda Guerra Mondiale. Una buona notizia per Kiev, che invece ieri ha diffuso rivelazioni preoccupanti. Volodymyr Zelensky ha lanciato un allarme che fa tremare l'Europa, per le ripercussioni che potrebbe avere anche oltre i confini dell'Ucraina. Secondo il leader ucraino, la Russia sta preparando un attacco alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, «con conseguente dispersione di materiale radioattivo nell'ambiente. Hanno preparato tutto», rivela Zelensky, citando l'intelligence. Mosca liquida la notizia come «ennesima menzogna» ma il consigliere presidenziale Mykhailo Podolyak spiega che l'obiettivo russo è cercare un incidente per fermare la controffensiva ucraina e creare «una zona sanitaria grigia spopolata, per i prossimi anni, come parte di uno status quo territoriale senza cessate il fuoco». Per questo chiede un intervento internazionale: «Bisogna definire linee rosse, annunciare quali saranno le conseguenze. Non domani, oggi».

L'Agenzia internazionale per l'energia atomica, l'Aiea, ammette quanto la situazione a Zaporizhzhia sia «estremamente delicata» e prende l'impegno di intensificare gli sforzi per garantire la sicurezza nucleare. Ma è evidente che tra le minacce di uso di missili nucleari da parte di Putin, le indiscrezioni sui piani russi a Zaporizhzhia e l'annuncio di Mosca, ieri, sull'entrata in servizio quest'anno del sottomarino nucleare Belgorod, la guerra in Ucraina non solo non sembra affatto vicina alla fine, ma resta sull'orlo di un'escalation. Con la Russia che, nel timore di un invio di truppe da parte della Polonia e dei Paesi baltici in Ucraina, come paventato dall'ex segretario della Nato Anders Fogh Rasmussen, «mette in guardia con fermezza» l'Alleanza: «Nessuna forza Nato in Ucraina». Si tratterebbe di un «gigantesco errore storico», con «conseguenze pericolose».

Sul campo si continua a combattere. Il ponte di Chongar, che collega la Crimea alla regione di Kherson, è stato colpito nella notte tra mercoledì e giovedì. Non ci sono state vittime e la matrice dell'attacco non è ancora certa, Mosca sostiene di aver raccolto prove dello zampino di Kiev. I filorussi riferiscono di diversi ponti finiti tra gli obiettivi ucraini, colpiti nella notte con missili britannici Storm Shadow. E sull'attacco a Chongar, la tv di Stato russa dà notizia del ritrovamento dei resti di quattro missili di fabbricazione francese. In effetti, potrebbe trattarsi di una strategia di Kiev per colpire dietro le linee e ostacolare la logistica russa. Negli ultimi giorni, gli ucraini hanno messo a segno diversi colpi, facendo saltare tratti di ferrovia, comandi e depositi.

La situazione resta drammatica per i civili nella regione di Kherson, colpita dal crollo della diga di Kakhovka, definita «un crimine di guerra» nella prima bozza delle conclusioni del Consiglio Ue in programma a Bruxelles il 29 e 30 giugno. Papa Francesco ha inviato nell'area (è la sesta volta in Ucraina) il suo Elemosiniere: «La missione del Cardinal Konrad Krajewski è di stare con la gente, pregare con loro e portare un abbraccio e il sostegno concreto del Pontefice», spiega il dicastero per la Carità.

L'Onu ha inserito nel frattempo le forze armate russe nella «lista della vergogna» per i diritti violati dei bambini. Da un rapporto del Consiglio di Sicurezza emerge che 136 bimbi sono stati uccisi dai russi l'anno scorso, 518 mutilati, e 91 usati come scudi umani.

Nella «lista della vergogna» ci sono anche i gruppi armati affiliati alle forze russe, 20 dei quali, composti da volontari che combattono in Ucraina, hanno firmato contratti con Mosca, mettendosi alle dipendenze del dicastero. Nella lista manca il principale, il gruppo Wagner dell'oligarca russo Prigozhin.

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