L'esordio di Elly col Pse: soltanto attacchi all'Italia

La segretaria dem contro il governo. E Schmit, candidato del partito per la Commissione, accusa Meloni su Acca Larentia

L'esordio di Elly col Pse: soltanto attacchi all'Italia
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La sinistra teme il cappotto alle elezioni europee del prossimo 9 giugno. E per arginare la debacle sputa veleno contro il governo Meloni. A Roma, al centro La Nuvola, si svolge il congresso del Partito socialista europeo. Sfilano capi di partito e di governo. Nicolas Schmit, candidato ufficialmente per la presidenza della commissione Ue contro Ursula Von der Leyen, entra a gamba tesa contro Meloni: «Guardate qui in Italia: c'è un governo di estrema destra che si oppone a un salario minimo che garantisca condizioni di vita dignitose. A Pisa si reprime la libertà dei nostri giovani di manifestare in sicurezza: io sto con il presidente Mattarella, con i ragazzi i manganelli sono un fallimento. Uniti contro la destra estrema». È lo stesso Schmit che accusa la leader di Fdi di non aver preso le distanze sulle braccia alzate di Acca Larentia. Katarina Barley, vicepresidente Ue rincara: «I manganelli a Pisa non si possono ignorare. Meloni? È un Giano bifronte».

Il premier spagnolo Pedro Sanchez si accoda: «L'anima dell'Europa è in pericolo». Prima del voto sul manifesto del Pse, chiudono i lavori Elly Schlein e Olaf Scholz. Sull'Ucraina i due leader concordano: «Nessun invio di truppe». Anche se il cancelliere tedesco si nota per un distinguo: «Occorre investire di più in sicurezza e difesa, affinché nessuno pensi di attaccarci, e costruire una vera industria della difesa».

Al netto della parentesi su green e guerra, il fascismo è il tema dominante. Peppe Provenzano, responsabile per la politica estera del Pd, arringa la platea: «Cantiamo tutti Bella Ciao». Enzo Maraio, numero uno dei socialisti italiani, partito federato alle Europee con i democratici, dal palco attacca: «Quello di Meloni è un governo illiberale». Lo svedese Stefan Loevfen, presidente del Pse, vuole addirittura cancellare i Fori Imperiali: «Quella strada non è antica, fu completata nel 1932 su ordine di Mussolini per le sue parate fasciste. Questa opera impose la distruzione di una delle zone all'epoca più densamente popolate e povere di Roma. Perché vi racconto questa storia? Perché ci ricorda che l'estrema destra sacrifica le persone nel nome della propaganda». Apoteosi. Piccola annotazione: nessuno ha avvisato Loevfen che l'Eur, quartiere che ospita il congresso, è stato interamente costruito durante il ventennio fascista. Siamo nel 2024, alla vigilia delle Europee che potrebbero spostare gli equilibri verso una maggioranza tra Popolari e Conservatori. Ma al congresso del Pse sembra essere ritornati al 1924. Il nemico si chiama Benito Mussolini. L'eroe è Giacomo Matteotti. Il raduno della sinistra è un salto indietro di 100 anni. Il Pse, che sembra vivere su Marte, si tiene alla larga delle grandi questioni: lavoro, guerra e transizione ecologica. Franz Timmermans, l'uomo delle follie green, preferisce cimentarsi nel canto di Bella Ciao. Mentre Schlein rilancia la battaglia ambientalista: «Voglio un green deal col cuore rosso».

C'è un altro tema che affascina tutti i leader europei: la vittoria di Alessandra Todde in Sardegna.

Alessandra chi? Tra gli stand rossi c'è anche una ventata di Prima Repubblica con Bobo Craxi e Claudio Martelli. Si rivede la vecchia guardia comunista, da Livia Turco a Sergio Cofferati. Spicca però l'assenza della componente popolare di Delrio e Guerini.

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