Renault, a marzo, aveva detto di voler sospendere le operazioni nel proprio impianto in Russia per le ripercussioni generate dalla guerra in Ucraina, in particolare la mancanza di componenti dovuta alle sanzioni; ieri, quasi due mesi dopo, il gruppo francese, partecipato per il 15% dall'Eliseo, ha fatto sapere che venderà la propria quota di maggioranza (67,69%) in AvtoVaz a Nami, l'Istituto di ricerca e sviluppo su automobili e motori, sembra per la cifra simbolica di 1 rublo. Il 100% detenuto in Renault Russia verrà invece girato alla città di Mosca.
L'operazione, comunque, prevede un'opzione di 6 anni per il riacquisto, da parte dei francesi, della quota in AvtoVaz insieme al rimborso degli eventuali nuovi investimenti portati a termine.
AvtoVaz, con sede a Togliatti, fondata nel 1966 nello storico ex sito Fiat, è meglio conosciuta per la sua serie di punta di veicoli Lada. Ad aprile l'azienda ha dovuto mandare i suoi dipendenti in congedo retribuito per tre settimane, bloccando la maggior parte della produzione.
In una nota, il ministero russo dell'Industria e del Commercio ha fatto sapere che le attività di Renault nel Paese sono ora di proprietà dello Stato. Il commento di Luca De Meo, ad di Groupe Renault: «Abbiamo preso una decisione difficile, ma necessaria, e stiamo facendo una scelta responsabile per i nostri 45mila dipendenti in Russia, preservando le nostre performance e la capacità di tornare nel Paese, in futuro, in un contesto diverso», l'auspicio del top manager italiano. Che ha aggiunto: «Ho fiducia nella capacitò di Groupe Renault di accelerare ulteriormente la sua trasformazione e superare gli obiettivi a medio termine». Confermata da Parigi una svalutazione «non-cash» di quasi 2,2 miliardi, per riflettere i potenziali costi di una sospensione delle attività in Russia dove, in un decennio, sono stati investiti 2 miliardi. Il gruppo, in Occidente, è infatti quello più esposto sul mercato russo, il secondo nel mondo (circa 500mila veicoli venduti nel 2021) dopo l'Europa. L'uscita costerà ai francesi il 10% dei ricavi. Tutte le attività nel Paese saranno ora scorporate nella semestrale al 30 giugno e trattate come azioni operative cessate. A questo punto, De Meo presenterà, in occasione del Capital Markets Day, in autunno, un aggiornamento delle prospettive finanziarie e della propria strategia per essere sul mercato «un attore di riferimento competitivo, tecnologico e sostenibile». Tra le reazioni in Russia, quella più significativa riguarda il sindaco di Mosca, Sergei Sobyanin, il quale esprime la volontà di far ripartire la produzione di auto nel Paese «resuscitando» il marchio Moskvich che risale all'ex Urss, fondato nel 1929 e rimasto attivo fino al 2010. Il sindaco parla attraverso il suo blog e sottolinea come le autorità cittadine cercheranno di salvaguardare la maggior parte del personale dell'impianto di Mosca e delle imprese dell'indotto. Il futuro della produzione, secondo il primo cittadino, è legato anche al contributo del partner tecnologico Kamaz, grazie al quale l'impianto - ribattezzato Moskvich Moscow Automobile Plant - dovrebbe essere riconvertito ai veicoli elettrici. Anche se nella fase iniziale, precisa, Sobyanin, «sarà attiva una produzione di auto tradizionali».
Quasi un secolo fa, la fabbrica sulla Volgogradsky Prospekt di Mosca, aveva iniziato con la produzione di auto Ford e, per decenni, i modelli nazionali Moskvich sono nati lì. Dal 1998, il sito ha collaborato con Renault e sono uscite dalle sue linee le Dacia Logan, Duster e Sandero. «E ora - ribadisce il sindaco di Mosca - apriremo una nuova pagina».
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