Esiste una Lazio europea, libera di esprimere il suo gioco, vincente e ancora poco prevedibile per gli avversari, e una di campionato, che dopo lo 0-6 subito in casa contro l'Inter, sembra aver perso molte sicurezze. E se è vero che sono arrivati i colpi a Lecce e Verona, c'è da dire che l'Olimpico è ormai diventato «nemico» in A (la vittoria manca da quel 3-0 inflitto al Bologna il 24 novembre). Se poi in uno scontro diretto come quella con la Fiorentina la Lazio concede agli avversari un avvio sprint e gioca sotto ritmo per un tempo, ecco servito un ko che riapre i giochi per il quarto posto a un bel po' di squadre (almeno Viola compresi).
L'inizio da incubo frutta due gol della squadra di Palladino, alla ricerca della vittoria dall'8 dicembre scorso: Adli e Beltran colpiscono nei primi 17 minuti, con gravi colpe di Provedel sul gol dell'ex milanista, e di tutta la difesa laziale sul bis dell'argentino. Il palo di Gudmunsson fa scorrere un brivido sulla schiena della truppa di Baroni che rischia la debacle già nel primo tempo. Discutibile in questo caso la scelta del tecnico biancoceleste di lasciar fuori Rovella (assente giovedì prossimo in Europa League per squalifica).
Baroni fa marcia indietro inserendo l'azzurro e Pedro, ma gli attacchi della sua squadra appaiono frenetici e poco ragionati.
La Fiorentina è brava nel secondo tempo a difendersi, la Lazio si sveglia tardi: nel recupero Marusic di testa sigla l'1-2, poi con un tiro da fuori trova la deviazione prodigiosa di De Gea, mentre Pedro al 98' coglie il palo. I Viola tornano a vincere in casa Lazio dopo quasi nove anni (ultima volta con Paulo Sousa nel maggio 2016).
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