Oggi la festa a Milano. Ieri la noia a Torino. In attesa dei canti e dei balli interisti, le due sedicenti avversarie hanno offerto uno spettacolo che tale non è stato, nonostante la propaganda e gli ultimi progetti di classifica. Juventus e Milan sono il riassunto della qualità della nostra serie A, roba modesta, squadre in folle, gioco scontato, i cosiddetti fuoriclasse, alla voce Vlahovic e Leao, non hanno mai visto la luce, il serbo è stato sostituito, il portoghese è rimasto in campo, nel senso vero del termine, però prevedo che si proseguirà nella narrazione del loro valore di mercato, stramilioni per due giovani che sono premesse più che promesse.
Di certo il punto non guasta la settimana milanista mentre la Juventus segue nella propria apatia disarmante dinanzi alla quale Allegri reagisce con scelte ondivaghe che non si realizzano mai prima dell'ora di gioco, chiedo scusa per il sostantivo inappropriato. Il livornese e il suo collega Pioli sono due anatre zoppe, non rappresentano più le squadre relative, sono agli ultimi fuochi anche se l'uscita eventuale di Allegri avrà per il club di John Elkann un costo folle di quasi venti milioni, comprensivo anche dei compensi dello staff, una cifra scriteriata, risultato di un salario deciso da Andrea Agnelli ma che, oggi, può costituire un nuovo sprofondo di bilancio vicino ai 200 milioni.
Non resta che aspettare i prossimi impegni di Bologna e Roma per capire se lassù, zona Champions league, ci sarà qualcosa di nuovo e di critico per la squadra bianconera. Ma anche il girone d'inferno che riguarda la permanenza in serie A preannuncia un epilogo ansioso, soprattutto per certe decisioni arbitrali come ieri a Lecce. Oggi, dunque, grande sbornia interista con il Torino che parteciperà, mediocremente, alla domenica grandiosa della banda Inzaghi.
Occhio anche al Napoli che, in caso di sconfitta contro la Roma, andrà in ritiro da qui all'eternità che non è il titolo del film che ha vinto oscar ma della commedia di Aurelio De Laurentiis che sta aspettando una telefonata di Antonio Conte.
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