Da Beslan a Crocus: la scia di attacchi alla Russia

Negli ultimi vent'anni, la Federazione è stata il bersaglio di una serie di attacchi legati principalmente all'estremismo islamico e alle rivendicazioni indipendentiste dell'Emirato del Caucaso

Da Beslan a Crocus: la scia di attacchi alla Russia

L’attentato alla sala dei concerti della Crocus City Hall di Mosca del 22 marzo, costato la vita ad almeno 40 persone, non è il primo attacco che insanguina la Russia. Negli ultimi vent’anni una serie di azioni terroristiche, in particolare di matrice islamica, hanno provocato centinaia di vittime civili nel territorio della Federazione.

La scuola Beslan: la strage di bambini

Tra il 1° e il 3 settembre 2004 un gruppo di 32 terroristi, fondamentalisti islamici e separatisti ceceni, ha occupato la scuola Numero 1 di Beslan, nell’Ossezia del Nord. Circa 1.200 persone vennero tenute in ostaggio, stipate in una palestra dove le temperature raggiunsero picchi insopportabili di caldo, e fu loro impedito dagli attentatori di assumere cibo, acqua o medicine.

Vi sono diverse versioni su come questo tremendo avvenimento si sia concluso. Il terzo giorno, i terroristi permisero a quattro dottori di entrare nell’edificio per rimuovere i corpi dei deceduti. Non appena questi si furono avvicinati alla scuola, però, il commando aprì il fuoco e si udirono due esplosioni nella palestra. Parte del muro crollò, permettendo la fuga di una trentina di ostaggi che finirono però uccisi nella sparatoria tra le forze speciali russe e gli attentatori. Il bilancio totale di questa strage è stato di 334 morti, tra cui 186 minorenni e 31 terroristi, e di 727 feriti. Secondo alcuni esperti, furono proprio agenti russi a lanciare granate all’interno della scuola. Altri, invece, ritengono che uno degli assalitori abbia fatto scattare per errore gli esplosivi nascosti tra gli ostaggi o che gli stessi prigionieri si siano ribellati, scatenando una colluttazione durante la quale sarebbe stato premuto un detonatore.

Il treno Nevsky: sangue sui binari dell’alta velocità

Il 27 novembre 2009, alle 21:34 locali, un ordigno composto da 7 chilogrammi di tritolo fu fatto detonare tra le rotaie della linea ad alta velocità Mosca-San Pietroburgo, causando il deragliamento del treno Nevsky Express. L’esplosivo è stato attivato tramite un comando a distanza da un gruppo di mujaheddin insurrezionalisti caucasici appartenenti al gruppo Combat 18, che si trovava nei pressi di Bologoye, a circa 320 chilometri da Mosca.

Un rapporto del 2 dicembre ha fissato le vittime a 27, più 96 feriti. I primi a giungere sul posto sono stati alcuni residenti di Lykoshino, un villaggio nei pressi del luogo in cui il treno è deragliato. Inizialmente, gli investigatori hanno pensato ad un incidente, ma dopo i primi accertamenti è stata notata la presenza di un cratere lungo i binari, segno di un’esplosione.

Metropolitana di Mosca: il suicidio in nome di Allah

Il 29 marzo 2010, due donne tra i 18 e i 20 anni si sono fatte esplodere nelle stazioni di Lubjanka e Park Kul’tury della metropolitana di Mosca. Gli ordigni utilizzati erano probabilmente composti da T4 e sono stati fatti detonare tramite cellulari. Le due detonazioni sono avvenute alle 7.54 e alle 8.39.

Anche in questo caso, le autorità russe hanno indicato i ribelli musulmani del Caucaso come responsabili dell’attacco, condannato all’unanimità dalle più alte autorità delle tre maggiori fedi religiose della Federazioni e da numerose nazioni.

Aeroporto di Domodedovo: stranieri nel mirino

Poco dopo le 16:30 locai del 24 gennaio 2011, un ordigno è esploso nell’area di ritiro bagagli dei voli internazionali dell’aeroporto di Domodedovo, il più importante di Mosca. Gli investigatori hanno sostenuto che la bomba fosse composta da diversi chilogrammi di tritolo, uniti a pezzi di piombo e filo metallico.

L’attentato è costato la vita a 37 persone, di cui nove stranieri. I feriti sono stati 180. Il Comitato investigativo federale russo ha ipotizzato che l’attacco fosse diretto principalmente a cittadini non russi. Le indagini sono state dichiarate chiuse il 29 gennaio e un maschio ventenne di origine caucasica è stato indicato come il colpevole. Il 7 febbraio, il leader fondamentalista islamico e secessionista ceceno Dokka Umarov ha rivendicato la responsabilità della strage in un video, compiuto per costringere la Russia a riconoscere l’indipendenza dell’autoproclamato Emirato del Caucaso.

Attentati di Volgograd: due giorni di terrore

Il 29 e il 30 dicembre del 2013, Volgograd è stata scossa da due attentati suicidi di matrice islamica, sempre legati alla rivendicazione dell’indipendenza dell’Emirato del Caucaso. Il primo giorno, alle 12:45 locali, la 26enne Oksana Aslanova si è fatta esplodere con una bomba equivalente a dieci chilogrammi di tritolo e piena di schegge nell’atrio della stazione ferroviaria della città, causando 18 morti e 44 feriti.

Meno di 24 ore dopo, attorno alle 8:30 del mattino, Pavel Pechenkin, conosciuto come Ansar Ar-Rusi dopo la conversione all'islam, ha fatto detonare i quattro grammi di TNT che portava con sé all'interno di un filobus, provocando 16 vittime e un’altra quarantina di feriti. Le indagini hanno subito rivelato l’affiliazione dei due terroristi all’organizzazione islamica, in particolare alla cellula del Daghestan.

Autostrada di Shchelkovo: assalto alla polizia

Il 17 agosto 2016, due uomini armati di asce e fucili hanno attaccato la stazione di polizia della città di Shchelkovo, vicino a Mosca. Gli assalitori sono stati neutralizzati. Due agenti sono rimasti feriti e uno di loro, Mikhail Balakin è morto in ospedale.

Gli aggressori erano originari della Cecenia e non avevano precedenti noti alle autorità. L’Isis ha rivendicato la responsabilità dell’attacco, definendolo una vendetta per la campagna di bombardamenti arei russi in Siria a sostegno del regime di Bashar al-Assad.

Metropolitana di San Pietroburgo: la bomba nel vagone

Il 3 aprile 2017, un’esplosione ha squarciato un vagone del treno della linea blu della metropolitana di San Pietroburgo, mentre stava percorrendo una galleria nel tratto compreso tra le stazioni di Technologičeskij Institut e Sennaja Ploščad'. Anche in questo caso, il movente dell’attentato è il fondamentalismo islamico. Una seconda bomba è stata trovata nella stazione di Ploshchad Vosstaniya e disinnescata dagli artificieri.

Il responsabile dell’attacco, il 22enne kirghizo Akbarjon Djalilov, è morto a seguito della detonazione dei 200 grammi

di tritolo piazzati nel treno. Il bilancio totale è stato di 15 morti e oltre 40 feriti. Il 25 aprile, la strage è stata rivendicata dal gruppo Katibat al-Imam Shamal, legato ad Al-Qaeda.

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