Svolta sull'asse Mosca-Vaticano: dalla Santa Sede sono arrivate le scuse per le parole del Papa sulle crudeltà dei soldati ceceni e buriati in Ucraina. E' quanto sostiene Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, che ha definito "chiuso" il caso nato dopo l'intervista di Francesco alla rivista dei gesuiti statunitensi, America.
Il braccio destro di Sergej Lavrov ha rivelato l'invio al Cremlino di una dichiarazione da Roma nella quale si leggerebbe che "la Segreteria di Stato si scusa con la parte russa. La Santa Sede nutre un profondo rispetto per tutti i popoli della Russia, per la loro dignità, fede e cultura". Le scuse vanno nella direzione auspicata proprio da Zakharova che nei giorni scorsi, interrogata sulla possibilità che eventuali negoziati con Kiev si potessero svolgere proprio in Vaticano, aveva fatto riferimento alle parole del Papa rilasciate ai giornalisti statunitensi. La portavoce di Lavrov aveva fatto notare polemicamente che dalle Sacre Mura non erano ancora arrivate le scuse che il governo russo attendeva.
La mossa della Segreteria di Stato parrebbe aver già cambiato il quadro che si era venuto a creare all'indomani dell'intervista di Bergoglio: Mosca, infatti, ha deciso di riaprire la porta che aveva chiuso e si è detta disponibile a "continuare una cooperazione costruttiva con il Vaticano".
L'esistenza di questo scambio non è stata smentita dal direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni che in riferimento alle parole di Zakharova ha confermato come tra Russia e Santa Sede ci siano stati "contatti diplomatici". L'incidente è chiuso, dicono da Mosca e si potrebbe riaprire la possibilità che il Vaticano - nel caso di avvio di trattative di pace con l'Ucraina - possa essere una delle sedi di un'eventuale negoziazione.
I precedenti
In passato, a protestare per alcune dichiarazioni di Francesco sulla guerra iniziata nel febbraio scorso era stata Kiev: era successo ad agosto, quando alla fine di un'udienza generale all'indomani dell'attentato costato la vita a Darya Dugina, figlia dell'ideologo russo Aleksandr Dugin, aveva definito la vittima una "povera ragazza volata in aria per una bomba che era sotto il sedile della macchina a Mosca". L'esternazione di Bergoglio aveva provocato le proteste del ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba che aveva convocato il nunzio apostolico a Kiev, monsignor Visvaldas Kulbokas per esprimere il suo "disappunto" ed aveva contestato il fatto che dall'inizio della guerra, il Pontefice non aveva prestato "particolare attenzione alle vittime specifiche della guerra, tra cui 376 bambini ucraini morti per mano degli occupanti russi". Francesco, negli ultimi tempi, ha ribadito in più occasioni come il suo pensiero vada soprattutto ai minori ucraini che stanno conoscendo il dramma della guerra.
Nell'udienza generale di ieri, Francesco ha esortato i fedeli a risparmiare nelle spese per i regali e a donare soldi all'Ucraina dove la popolazione civile sta subendo le conseguenze del freddo e della mancanza di medici e infermieri.
In generale, i rapporti con il governo di Kiev sembrano migliorati rispetto alla prima parte del conflitto quando, anche in occasione della Via Crucis al Colosseo con la partecipazione di una donna di nazionalità russa ed una di nazionalità ucraina, non erano mancate lamentele dal governo di Kiev anche per bocca dell'ambasciatore ucraino presso la Santa Sede.
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