
“In questo mondo sempre più politically correct sono un soggetto che spaventa. Gli artisti devono avere idee innovative, ma soprattutto devono avere il coraggio delle proprie idee. Se questo da un lato comporta la perdita di opportunità e popolarità, dall’altro regala la cosa più importante: la libertà”. Questo è il credo di Simone Fugazzotto, classe 1983, cresciuto alla Barona, periferia sud di Milano, dove la legge della strada conta più del codice civile. Stesse panchine e stessi bar dove il cantante Marracash ha trascorso la sua adolescenza. A vent’anni si è trasferito a New York dove faceva la spesa con la calcolatrice, oggi tra i suoi collezionisti ci sono nomi come Paolo Bonolis, lele Adani, Sabrina Impacciatore e Giacomo Poretti. Per dirne alcuni. Fugazzotto, con alle spalle mostre a New York, Parigi e Milano, è balzato agli onori delle cronache per il suo progetto contro il razzismo nel calcio con la realizzazione di un trittico di scimmie e lo slogan “We are all the same”. ”. Opera che Luca Beatrice, scomparso lo scorso 21 gennaio, sulle colonne di questo giornale difese con coraggio. Le sue opere hanno raggiunto il grande pubblico grazie a “Ciao Darwin”, trasmissione storica condotta da Paolo Bonolis per 25 anni, dove le sue tele rappresentavano le due squadre in gara.
Che cos'è il successo per te?
Da ragazzo pensavo che il successo si misurasse con il denaro. Oggi so che il vero successo è essere libero a livello artistico, senza mai scendere a compromessi. Ad esempio, sono molto orgoglioso di non aver mai lavorato su commessa.
I tormentoni musicali consacrano i cantanti al grande pubblico, ma li ingabbiano. La tua scimmia ti ha messo in gabbia?
Dipingo scimpanzé da 14 anni e a volte vorrei dipingere la forma umana, perché magari ti nasce una figlia e non vorresti mascherarla dietro uno scimpanzé. Alle volte può essere un limite, però non lo sento ancora così forte da indurmi a cambiare soggetto e soprattutto dipingere le scimmie mi diverte moltissimo.
C'è il rischio che produrre arte diventi una costrizione?
Quando hai le prime soddisfazioni ti senti quasi in dovere di dare al pubblico quello che si aspetta. Io ci sono cascato quando sono arrivati i primi soldi. Il denaro mi ha portato a scimmiottare la mia arte perché l'istinto era quello di ripetere anche il riscontro economico. Dipingevo una versione diversa ma simile a quello che era piaciuto e questo mi ha limitato. Ma poi ho ripreso la mia identità.
Arte e tecnologia: felice connubio o compromesso necessario?
Felice connubio: la tecnologia ha sempre liberato l'artista senza mai ingabbiarlo. Ad esempio, la fotografia ha permesso al pittore di non riprodurre solo quello che vedeva, ma dare forma ai sentimenti. Per me la tecnologia è solo uno strumento, come l’intelligenza artificiale.
Cosa pensi dell’intelligenza artificiale nell’arte?
L'intelligenza artificiale apparentemente appiattisce il talento, ma ciò che conta è l'idea. Ad esempio, Maurizio Cattelan non realizza le sue opere, lui ha l’intuizione geniale e poi altre persone si occupano della realizzazione. Se le fa un'altra persona, le può fare anche una macchina. L'importante è che la macchina non si sostituisca mai alle idee dell’uomo.
I social network sono utili o necessari per il tuo lavoro?
Ho iniziato con il percorso classico delle mostre e delle fiere, ma presto mi sono reso conto del limite. Io e il mio amico Federico Clapis intuiamo il potenziale dei social network e la possibilità di potere raccontare le nostre opere senza filtri portando l'arte nella quotidianità. I social network mi hanno aiutato ad arrivare alla gente e posso dire che senza non sarei quello che sono adesso.
Chi sono i colori che non ce l'hanno fatta?
I colori che applico sulla tela diventano "immortali", altri restano sulla tavolozza. Mi sembra una metafora perfetta della vita: puoi predisporti al successo a realizzare i tuoi sogni, ma poi ci deve essere un click che noi non possiamo controllare. Quella è la differenza tra i colori che ce l'hanno fatta e quelli che rimangono sulla tavolozza.
Gli NFT possono avvicinare il pubblico all'arte?
Secondo me l'NFT è un prodotto finanziario sexy.
Cosa intendi per sexy?
Se dico che ho comprato delle azioni è noioso, se invece dico che ho comprato un'opera d’arte e te la faccio vedere è più cool. Lucrare con le criptovalute unendo l'arte con la finanza va bene, ma non conosco nessuno che compra NFT per avvicinarsi al mondo dell’arte.
Tre artisti da tener d'occhio anche per investimento.
Un vero fuoriclasse è Fabio Viale con le sue sculture di marmo bianco tatuate. Per l’arte digital dico Federico Clapis, l'unico genio che abbia mai conosciuto. Infine, dico Fidia, un artista pop, fresco, colorato nel modo giusto, lui è veramente bravo.
Artisti sopravvalutati?
Non saprei. Anzi, io sono un artista sopravvalutato.
Perché?
Ho visto giovani con un'identità pittorica che io non ho. Io ho un'identità nel soggetto della scimmia, ma ci sono artisti che puoi riconoscere tra mille da solo due pennellate. Hanno un talento pazzesco, idee incredibili, ma purtroppo non hanno il successo che meritano. Quindi quello sopravvalutato sono io!
Ci sarà una scuola Fugazzotto?
L’arte è una lotta costante e io sono un soggetto che nel mondo politically correct spaventa. Anche quando abbiamo cercato di combattere il razzismo con la Lega Calcio con la campagna “We are all monkeys” questa cosa non è stata capita ed è successo uno scandalo internazionale pazzesco. Se da un lato ammetto di essere un po' sopravvalutato, dall’altro mi riconosco anche un grande coraggio. Avrei potuto giocare più sul sicuro e invece ci metto sempre la faccia. Quindi non credo ci sarà una scuola Fugazzotto.
Hai una passione per le sneaker, cosa rappresentano per te le scarpe?
Credo che sia un riscatto sociale nato dall'amore che avevo negli anni 90 per l'NBA americana. Ricordo le domeniche mattina davanti alla tv, non c'era YouTube e dovevi aspettare quel momento preciso per vedere la magia di quegli atleti straordinari che ricollego anche alle loro scarpe iconiche.
Progetti nel cassetto?
È la prima volta che lo dico pubblicamente: sto lavorando alla mia prima sneaker. Due mondi che si uniscono: le mie opere d'arte incontrano il mio grande amore per le scarpe. Un caro amico, Giuseppe Galasso, ha realizzato un brand che si chiama Axept, una cosa nuova, con l'energia giusta e un coraggio senza compromessi. Con lui sto realizzando una scarpa veramente incredibile.
Qual è il concept?
C'è la scarpa dell'odio e la scarpa dell'amore e come tutti i percorsi è un equilibrio tra le due cose e l'armonia degli opposti. Fai il passo dell'amore che deve essere compensato con un altro sentimento perché sennò non vai avanti. Quindi quel quell'equilibrio si condensa in questa scarpa che sto creando.
Esiste una via di “Fuga”?
Da quando sono papà sono un po' ossessionato dalla morte.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.