![Ecco perché Giovanni Scheiwiller divenne il grande editore dei poeti](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2025/01/29/1738137650-ajax-request.jpg?_=1738137650)
In vista dell'inchiesta su «Il problema dell'opera prima del giovane letterato che verrà trasmessa sulle onde del Terzo Programma», il 9 gennaio 1954 il critico letterario Enrico Falqui scrive all'editore e critico d'arte Giovanni Scheiwiller per avere notizie sugli autori da lui pubblicati nella collana All'insegna del Pesce d'Oro, che aveva creato nel 1936 (la prima uscita fu il tometto 18 poesie di Leonardo Sinisgalli). La minuta della risposta di Scheiwiller, oggi custodita presso il Centro Apice dell'Università Statale di Milano, risale all'11 gennaio e si rivela come una sorta di bilancio della sua attività editoriale. Le numerose correzioni apportate al testo insieme al fatto che di esso non si trovi traccia nel corpus di lettere inviate a Falqui presenti nell'Archivio del Novecento de La Sapienza Università di Roma, inducono a ritenere che si tratti di una intima confessione scritta di getto, che lo stesso Scheiwiller preferisce non divulgare: «Caro Falqui, ho sempre avuto un debole per la poesia e da giovane ne feci io stesso. Detti in lettura ad un ticinese, ma nel rendermele fece un viso tale che le stracciai immediatamente. Come editore nessun criterio speciale mi ha guidato nelle scelte dei poeti; solo il piacere di rivelare al pubblico qualche ignoto i cui versi eran di mio gusto. Quei poeti da me pubblicati non li ho mai visti; ma poi qualcuno lo pubblicai perché mi assicurava che diversamente il suo fidanzamento sarebbe andato a monte, un altro perché inviandomi ogni settimana delle poesie, mi scriveva lettere tanto accorate che temevo dovesse togliersi la vita. Naturalmente i versi avevano una certa consistenza. Le maggiori soddisfazioni le ebbi dalle biblioteche straniere più lontane e poste nelle città più impensate alle quali consultando l'atlante geografico mandavo in omaggio le mie pubblicazioni. La critica fu sempre larga di lode del mio operato, ma ha sempre parlato con eccessiva prudenza dei poeti stessi. Al vantaggio economico non ho mai pensato perché sarebbe stato follia da parte mia credere in un possibile utile materiale. La tiratura in principio fu di 200 copie per ogni opera. Gradatamente a 550 e ciò per poterle tenere ad un prezzo accessibile ai vari amatori della poesia che sono solitamente gli squattrinati. Gli autori mi sono sempre stati grati, specialmente quelli giunti ad una certa fama. Anche il pubblico si è dimostrato generoso nell'acquistare le mie pubblicazioni. Mi è difficile dare delle cifre per esempio degli incassi di ogni singola opera, poiché un calcolo simile non l'ho mai fatto. Mi interessava unicamente di rientrare nelle spese. Ho fatto l'editore per passatempo e non per ritrarne un guadagno, prima di andare in ufficio e dopo esserci stato tutto il giorno».
Si scopre così che la passione di Giovanni Scheiwiller per la poesia deriva dal fatto che lui stesso l'aveva praticata da giovane, anche se con risultati, a suo dire, pessimi, al punto da distruggere quanto aveva scritto fino a quel momento. Le sue scelte editoriali dipendono esclusivamente dai suoi gusti, dal momento che non ha mai conosciuto i poeti da lui pubblicati. Si tratta per lui di un passatempo (questa voce è una ripresa esplicita del titolo del «cataloghino illustrato fuori serie, che, nel 1944, uscito illeso dalla tana antiguerresca, Scheiwiller si compiacque offrire agli amici ed agli aficionados in ricordo della sua attività editoriale»: Passatempo 1925-1944, Milano, All'Insegna del Pesce d'Oro, 1944), dal quale non è interessato a ricavare guadagni, cosa che aveva già ravvisato quasi vent'anni prima Ezra Pound nello scritto Nuova economia editoriale: «Scheiwiller collaborò al movimento della Nuova Economia senza saperlo e col suo coraggio si oppose alla cupidità mondana. Decise di pubblicare letteratura, prima che il pubblico domandasse la letteratura di domani, o una letteratura che s'indirizzava a pochi lettori d'un gusto e d'una intelligenza superiori. Egli concepì un sistema, che recava una perdita piccola, ma assoluta all'editore ().
Viva Scheiwiller, che ha condotto a modo suo la battaglia contro la cupidità superstiziosa dell'Occidente» (Scritti e disegni dedicati a Scheiwiller, Milano, Officina d'Arte Grafica A. Lucini, 1937).Uno straordinario bilancio di una vita da parte di Giovanni Scheiwiller, che nel frattempo aveva passato le redini della collana al figlio Vanni.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.