
La condanna nei confronti di Marine Le Pen è destinata a far discutere ancora a lungo, specialmente sul punto dell'ineleggibilità. Il processo di appello potrebbe chiudersi entro l'estate del 2026, dandole così la possibilità di correre per l'Eliseo per le elezioni presidenziali del 2027. E se alla fine risultasse innocente, il Rassemblement National avrebbe la strada spianata. Ma anche in caso contrario, scagliandosi contro la magistratura politicizzata, avrebbe ottimi argomenti da spendere per la campagna elettorale. Nelle ultime ore a prendere un'inaspettata posizione a favore della leader del RN è stato Antonio Di Pietro, che è entrato nel merito della vicenda e ha criticato alcuni aspetti.
"Se Marine Le Pen è stata condannata per i motivi che ho letto allora siamo tutti colpevoli, allora arrestateci tutti", ha affermato l'ex pm di Mani Pulite a Il Tempo. Ha definito "allucinante" la decisione dell'ineleggibilità presa solamente con il primo grado di giudizio. "E poi per cosa?!", ha aggiunto. Ha ricordato che anche lui è stato parlamentare europeo, e ha fatto notare come sia "impossibile" tracciare un confine sul lavoro che viene chiesto di fare ai propri collaboratori per il Parlamento di Bruxelles e quello per l'attività politica nel Paese di provenienza. Insomma, Di Pietro sostiene che quel giudice abbia "fatto un piacere" a Le Pen: "Se non potrà candidarsi, questa sentenza farà vincere sicuramente uno dei suoi".
Parole che non ti aspetti da parte dell'ex magistrato più famoso d'Italia. Nelle ultime settimane la politica nostrana è tornata a parlare dell'immunità parlamentare, un tema che non scandalizza chi sostiene la necessità di un riequilibrio tra i poteri dello Stato contro la gogna mediatica che descrive la politica come un'entità colerosa da cui tenersi alla larga. Non a caso c'è chi sta ragionando sul ripristino dell'articolo 68 come voluto dai padri costituenti.
Ma per Di Pietro, in questo momento, bisogna puntare l'attenzione sulla vera priorità: la separazione delle carriere tra giudici e pm.
"Non tanto per la separazione in sé, di cui ai miei ex-colleghi in realtà frega niente, quanto per l’Alta Corte disciplinare e il sorteggio dei due Csm, cioè i punti della riforma che gli danno davvero fastidio", ha dichiarato. Di recente il fondatore dell'Italia dei valori aveva definito le correnti come "la rovina della credibilità della magistratura", rimarcando l'importanza che il Consiglio superiore della magistratura venga composto senza il bisogno di passare per il sistema correntizio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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