Crescita delle destre e "bastioni" socialdemocratici: come possono finire le elezioni europee

In Olanda e Belgio si prospetta al vittoria della destra nazionalista. I partiti di governo allineati al Ppe reggono in Croazia, Grecia e Romania. La Scandinavia rimane roccaforte dei socialdemocratici

Crescita delle destre e "bastioni" socialdemocratici: come possono finire le elezioni europee
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Queste elezioni europee segneranno una svolta a destra nel parlamento di Strasburgo. Nonostante ciò, in diversi Stati dell’Unione reggono sia le coalizioni di governo legate al Ppe (Partito popolare europeo), sia i socialdemocratici, mentre i grandi sconfitti, stando ai sondaggi, dovrebbero essere i verdi e i liberali.

Belgio faro sulla destra

In Belgio, le consultazioni per l’europarlamento coincideranno con quelle per l’assemblea federale e quelle regionali. Secondo le previsioni, dovrebbero vincere i nazionalisti fiamminghi, ma la Vallonia francese dovrebbe rimanere un bastione dei socialdemocratici e dell’estrema sinistra. Il partito di destra Vlaams Belang, che al momento detiene tre seggi a Strasburgo, dovrebbe riuscire a ottenerne un quarto.

Geert Wilders

Blocco nordico: la roccaforte dei socialdemocratici

In un’Europa che svolta a destra, gli Stati scandinavi sembrano destinati a diventare la roccaforte dei socialdemocratici. Secondo le rilevazioni di Ipsos, gli sconfitti in Danimarca, Svezia e Finlandia saranno i verdi e i liberali filoeuropei, il cui numero complessivo di deputati dovrebbe scendere da 20 a 13. Il blocco nordico dovrebbe anche perdere il suo unico rappresentante allineato con il gruppo Identità e democrazia e appartenente al Partito nazionale danese.

La crescita della destra nel resto dell’Unione non dovrebbe riflettersi nella delegazione di 51 deputati complessivi che i tre Paesi del Nord invieranno a Strasburgo. Per quanto riguarda i previsti perdenti, secondo le previsioni la coalizione di Renew dovrà rinunciare di quattro seggi, mentre la Lega Verde a tre. Una tendenza, questa, visibile anche in altre nazioni della comunità dei 27.

Stati baltici: il crollo dei partiti di governo

Secondo quanto indicato dai sondaggi, la tendenza dominante nei tre Paesi baltici alle europee sarà il crollo dei partiti di governo. In Lettonia, la formazione di centrodestra Alleanza nazionale dovrebbe ottenere la maggioranza delle preferenze (11%), seguita dallo schieramento della premier Evika Silina Nuova Unità (8,1%) e dai socialdemocratici di Armonia (7,1%).

In Estonia, si piazza al primo posto nelle rilevazioni il partito di destra Isamaa (22%), tra i cui candidati si distingue l’ex primo ministro Juri Ratas, tallonato dal Partito riformista dell’attuale premier Kallas e dai socialdemocratici, entrambi dati al 18%. In lieve calo i populisti di estrema destra dell’Ekre (17%), fortemente critici verso le politiche di Bruxelles.

I sondaggi in Lituania danno in caduta libera il partito leader della maggioranza di governo, l’Alleanza patriottica-cristiano democratici, che scivola all’8,4%. In forte crescita i socialdemocratici, che dovrebbero ottenere il 15,9% delle preferenze. Si prospettano buoni risultati anche per l’Alleanza dei democratici “in nome della Lituania” (7,8%) e per la formazione dei contadini e dei verdi (6,8%).

Grecia, Romania e Croazia: la tenuta dei governi

In Grecia, l’attuale governo di centrodestra del primo ministro Kiriakos Mitsotakis sembra mantenere la propria popolarità. Secondo le rilevazioni il partito Nea Demokratia, allineato con il Ppe, dovrebbe ottenere il 32,9% dei consensi, staccando nettamente la sinistra di Syriza (14,7%) e del Pasok (13%).

Anche in Romania regge la coalizione dell’esecutivo, formato da socialdemocratici e liberali di centrodestra. Nelle consultazioni del 9 giugno dovrebbe ottenere il 43% dei voti, bloccando decisamente l’ascesa dell’estrema destra dell’Alleanza per i romeni uniti (Aur) data al 17,9%. Un risultato, quest’ultimo, comunque migliore rispetto al 9% ottenuto nelle elezioni nazionali del 2020.

In Croazia, il partito favorito dai sondaggi è l’Unione democratica del premier Andrej Plenković, da poco riconfermato per la terza volta consecutiva alla guida dell’esecutivo, con il 28,5% delle preferenze. La lista è guidata dallo stesso primo ministro. Al secondo posto i socialdemocratici (17,8%), seguiti dal fronte ecologista progressista Možemo! (9,9%).

Kyriakos Mitsotakis Grecia

Bulgaria: la crisi politica che scalza le europee

Dopo le dimissioni del governo europeista di Nikolai Denkov, la Bulgaria è piombata in una crisi politica e ha indetto le 9 giugno anche le elezioni per il parlamento nazionale. Questo ha provocato la sparizione quasi totale del dibattito sulle questioni legate all’Ue sullo sfondo delle lotte di potere a Sofia. Nonostante ciò, il partito Gerb dell’ex primo ministro Boyko Borissov, legato al Ppe, è dato come vincitore con il 26-27% delle preferenze.

Al secondo posto, i liberali della coalizione Pp-Db (16-17%). In terza e quarta posizione, si dovrebbero piazzare il partito della minoranza turca Dps (14.9%) e l’estrema destra destra filorussa di Vazrazhdane (14.8%).

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