Lo sfondamento e la falla nello scudo missilistico: così è saltato l'argine di Kiev

La crisi dell'impianto militare ucriano è iniziata con la conquista da parte dei russi del villaggio di Ocheretyne, nel Donbass, che ha provocato un effetto a cascata a cui si è aggiunta la mancanza di munizioni per la contraerea

Lo sfondamento e la falla nello scudo missilistico: così è saltato l'argine di Kiev
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Il fronte ucraino sembra essere entrato in crisi. L’offensiva russa su Kharkiv scattata il 10 maggio ha costretto il comando di Kiev a spostare uomini e mezzi dal Donbass per frenare l’avanzata degli invasori, nel Donetsk diversi villaggi sono caduti nelle mani delle truppe di Mosca e dai cieli continuano a piovere droni e missili, mentre gli arsenali dei difensori si riducono sempre di più.

Dopo un anno di guerra di posizione, l’esercito del Cremlino ha guadagnato un notevole vantaggio sulle forze ucraine, il cui caposaldo è la disponibilità virtualmente infinita di capitale umano, risorse e armamenti. Tutte componenti che scarseggiano a Kiev e costringono le forze armate della nazione invasa sia a razionare i proiettili, sia a lasciare soldati al fronte per mesi senza rotazione. Come riportato dal New York Times, i soldati ucraini sono esausti. A differenza dei primi mesi di conflitto, durante i quali la superiorità bellica russa è stata frenata da errori tattici e disorganizzazione, questa volta i generali di Putin sembrano essere riusciti a giocare in modo oculato le loro carte, unendo le due offensive alla pioggia di fuoco dal cielo.

L’inizio della crisi: Lo sfondamento in Donbass

La crisi dell’apparato difensivo ucraino è iniziata realmente a fine aprile, quando i russi hanno conquistato con sorprendente rapidità il villaggio di Ocheretyne, situato a nove miglia a nordovest della città di Avdiivka. Il piccolo insediamento serviva da roccaforte delle truppe di Kiev lungo un’autostrada e le sue infrastrutture fornivano ottime posizioni per respingere eventuali assalti. Per due mesi la situazione nell’area è rimasta stabile, poi qualcosa è cambiato.

Come riportato dal New York Times, la ritirata ucraina dal villaggio e l’arrivo dei russi sono stati talmente rapidi che uno dei pochi civili rimasti lì ha confuso i soldati di Mosca per uomini di Kiev quando gli hanno chiesto il passaporto. “Pensavo che i nostri sarebbero tornati e li avrebbero cacciati, ma non è successo”, ha raccontato al quotidiano americano dopo essersi allontanato dalla prima linea. Nel giro delle successive tre settimane, le forze del Cremlino hanno occupato un’area pari a 30 chilometri quadrati e, ad oggi, hanno la possibilità di puntare verso nord per bypassare le fortificazioni di Kiev o di attaccare Kostiantynikva, centro logistico fondamentale per i difensori.

Stando alle testimonianze dei comandanti ucraini al fronte, gli attacchi russi sono guidati da colonne corazzate, con carri armati dotati di difese elettroniche per respingere i droni, mentre la fanteria attraversa i campi minati a bordo di moto o dune buggy. Hanno subito molte perdite, ma ciò non sembra aver arrestato il loro attacco. Da parte sua, il comando ucraino ha annunciato di aver avviato un’inchiesta per capire di chi sia la responsabilità del crollo al fronte. In molti hanno puntato il dito contro la 115esima brigata meccanizzata, accusandola di aver abbandonato le sue posizioni. L’unità si è difesa affermando di aver retto il più a lungo possibile nonostante fossero in inferiorità numerica di 15 a uno e sotto costanti bombardamenti. In ogni caso, il loro arretramento ha costretto anche altri reparti a lasciare le proprie posizioni, provocando un effetto a cascata che minaccia la tenuta del fronte in tutta la regione.

La guerra nei cieli: pioggia continua di droni e missili russi

Oltre alla crisi sul terreno, le difese ucraine sono in seria difficoltà anche per quanto riguarda la guerra nei cieli. Stando a quanto riportato dal Wall Street Journal, che ha analizzato i dati raccolti dall’aeronautica militare, negli ultimi sei mesi la contraerea di Kiev ha intercettato il 46% dei missili russi rispetto al 73% del semestre precedente. Ad aprile, il tasso di intercettazione è calato al 30%.

La causa di questo crollo è la carenza di missili per il sistema Patriot, vera colonna portante dello “scudo” ucraino. Il pacchetto di aiuti approvato dagli Stati Uniti dovrebbe migliorare la situazione, ma ci vorrà comunque del tempo per fabbricare i vettori e spedirli nel Paese invaso. Dal canto loro, i russi hanno aumentato del 45% il volume dei loro attacchi: in sei mesi, hanno lanciato 114 missili balistici, 46 vettori ipersonici Zircon e Kinzhal e 2638 droni iraniani Shahed. In più, l’esercito di Mosca ha modificato le sue batterie contraeree S-300 e S-400 per renderli dispositivi d’attacco.

Un fuoco incessante, dunque, che le difese

ucraine non riescono a gestire come in passato. Anche in questo fronte si è arrivati ad un conflitto di attrito, in cui il vincitore sarà determinato dalla quantità di risorse a disposizione delle due parti.

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