Dopo i richiami al Ventennio, il rischio di un nuovo fascismo e la deriva autoritaria sempre dietro l’angolo, il lessico della sinistra è in continuo aggiornamento. Grazie alle intuizioni del solito Maurizio Landini ora in Italia, a insaputa della maggioranza dei cittadini, stiamo vivendo una vera e propria “crisi democratica”. Nessuna parafrasi della Landini’s logic: a mettere nero su bianco il rischio democratico nel nostro Paese è lo stesso numero uno della Cgil.
Incalzato dal Corriere della Sera, il segretario del primo sindacato italiano si mette nei panni del principale oppositore del governo guidato da Giorgia Meloni. Affiancati ai temi più classici di un sindacato, lavoro precario e occupazione, Landini preferisce sciorinare un manifesto politico prettamente anti-governativo. In primis sul referendum abrogativo dell’autonomia differenziata che in poco tempo ha unito l’accozzaglia giallorossa. "L’Autonomia differenziata minaccia il diritto di accedere alle cure e all’istruzione su tutto il territorio e di avere gli stessi diritti anche sul lavoro”, spiega Landini. La sinistra, già impegnata nella raccolta delle firme, ha preparato le barricate: “Lo Stato sociale è una conquista del mondo del lavoro. Anche qui c’è una questione di libertà”.
Poi, a stretto giro, arriva la sentenza politica sulle ultime elezioni europee. E, in particolare, sulla scelta della leader di Fratelli d’Italia di bocciare il bis di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione: “Ha indebolito il nostro Paese – spiega - per di più̀ in un momento in cui l’Italia è sotto procedura d’infrazione”. I freni inibitori sono partiti. Le risposte di Landini sono sovrapponibili alle dichiarazioni dei leader del fantomatico campo largo, Elly Schlein da una parte e Giuseppe Conte dall’altra. “Inviterei Meloni a guardare alle divisioni nel suo governo e al calo dei consensi”, sottolinea il capo del sindacato rosso. “Le nostre proposte – continua - hanno tutte un merito, per cambiare il modello sociale ed economico”.
Ma la vera bomba dell’intervista si trova nelle prime righe dell’invettiva targata Landini. Parlando di ineguaglianze e povertà il leader della Cgil prende la rincorsa e si lancia: “C’è una crisi democratica cui dare una risposta”. Da qui, naturalmente, arriva la domanda stupita dell’intervistatore.“Sta dicendo che in Italia non c’è democrazia?”, chiede conferme il giornalista.
La posizione ideologica di Landini non cambia: “È evidente che c’è una crisi democratica – replica – se le elezioni europee fossero state un referendum non sarebbero state valide, perché il 51% non ha votato poiché non si sente rappresentato”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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