“Ora Meloni fermi l’autonomia e farebbe bene a fermare anche il premierato”. Il Partito democratico, per voce del senatore Francesco Boccia, prende coraggio e prova a dettare la sua agenda dei desideri al governo di centrodestra. A poco serve ricordare che le tre anime della maggioranza sono uscite rafforzate dal voto europeo. Ancora a meno è utile sottolineare che il crollo definitivo del M5S è solo un preludio di una rottura ancora più definitiva del fantomatico campo largo giallorosso.
Dopo il flop generale dell’intera gauche europea, il centrosinistra italiano si riscopre vincente e prova a tirare la corda. Leggendo tra le righe dell’intervista di Francesco Boccia al Corriere della Sera, il Pd sembra il nuovo primo partito italiano. Il 28,8% ottenuto da Fratelli d’Italia viene celato abilmente."Confermiamo di non voler i loro voti in Europa. Abbiamo un'idea di Europa profondamente alternativa e le condizioni del manifesto firmato a Berlino il 4 maggio sono chiare: niente accordi con i nazionalisti", sentenzia Boccia. Il gioco del capogruppo dem a Palazzo Madama è tanto semplice quanto irrealistico. La nuova composizione del Parlamento europeo, secondo la logica dem, dovrebbe concentrarsi solo sull’aritmetica e riproporre la formula appena bocciata dalle urne. Il messaggio che arriva dalle tre delle più importanti capitali europee, da Parigi a Berlino fino a Roma, è una spinta verso destra che difficilmente potrà essere dimenticata nella creazione della nuova maggioranza Ue.
Un discorso che vale per tutti i partiti, tranne il Pd. "I Socialisti - insiste il capogruppo Pd a Palazzo Madama - mantengono sostanzialmente i numeri di cinque anni fa e si rafforzano nel sud dell'Europa e questo è un segnale per la centralità del Mediterraneo che va fatto pesare molto anche dentro le dinamiche del prossimo Parlamento Europeo. E la delegazione del Pd è la prima del gruppo del Pse, una responsabilità importante”. Lo stesso discorso che, per altro verso, avanza Elly Schlein. "Siamo felici di aver contribuito, coi nostri 5,6 milioni di voti, alla tenuta del Pse – ricorda la segretaria in un’intervista a Repubblica - Siamo la forza più votata nella famiglia dei socialisti e democratici, senza la quale non potrà esserci alcuna maggioranza in Parlamento". E aggiunge: “Come Partito democratico abbiamo tutta l'intenzione di dare un contributo decisivo al programma del futuro governo Ue e alla definizione del perimetro della futura coalizione".
Quanto al presidente del Consiglio, aggiunge Boccia,"è forte, ma non è più forte il suo governo, che non esce affatto rafforzato da questo voto". E il paradosso è servito: ora è l’esecutivo targato Meloni, ancora in piena luna di miele con gli elettori, che dovrebbe eseguire i comandi di un Pd sempre più solo a sinistra.
"Il nostro voto al Sud - conclude Boccia - ci dice che l'autonomia differenziata leghista non piace. In Parlamento vedremo che la maggioranza su questo è divisa. E se Giorgia Meloni volesse dare un segnale di dialogo farebbe bene a bloccare lo scambio e a fermare anche il premierato".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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