Il giorno e l’ora dell’avvio dell’operazione di terra nella Striscia di Gaza sono stati già decisi. "Non dirò quando, come e quanto entreremo" ha dichiarato ieri sera in televisione il premier Benjamin Netanyahu che ha ribadito come i militanti di Hamas sono dei “cadaveri che camminano”. Il conto alla rovescia scorre inesorabile verso l’ora X e migliaia di soldati dell’esercito dello Stato ebraico mobilitati per l’offensiva contro l’organizzazione islamista attendono l’imminente via libera da parte di Tel Aviv. Le forze di Tsahal sono quindi impegnate a condurre le ultime esercitazioni in quella che è stata rinominata come Little Gaza, una replica di un villaggio palestinese dove i militari israeliani si preparano ai combattimenti che li aspettano oltre la linea di confine.
Tra finti minareti e case bianche con murales raffiguranti Yasser Arafat, il Wall Street Journal racconta l’esercitazione dei soldati che simulano l’assalto ad un centro abitato ricostruito in una base del deserto del Negev. Costruita nel 2006 e conosciuta ufficialmente come Urban Training Center, Little Gaza è composta da 600 edifici, tra cui complessi da otto piani, baracche e scuole, e può contare su una struttura gemella collocata nel nord del Paese che invece ricostruisce un villaggio libanese.
I militari israeliani hanno eseguito nel pomeriggio di mercoledì un’”esercitazione di penetrazione” muovendosi dal deserto sino al cuore del finto villaggio facendosi largo tra stradine e tunnel angusti. Una rappresentazione su scala ridotta della metro di Gaza, un intricato reticolo di cunicoli sotterranei lungo almeno 500 chilometri dove sarebbero tenuti anche gli oltre 200 ostaggi catturati da Hamas. A rendere ancora più credibile lo scenario bellico ci sarebbe la messa in scena dell'evacuazione dei feriti e degli scontri con uomini camuffati da militanti islamisti in t-shirt nere. Le scie lasciate in cielo dal passaggio dei missili dell’Iron Dome lanciati per intercettare i razzi che partono dall’enclave palestinese ricordano però quanto sia reale questa guerra simulata.
In seguito alla strage del 7 ottobre, Israele ha mobilitato circa 360mila riservisti, una forza militare che ha richiamato anche israeliani residenti all’estero e che è chiamata all’ardua prova della guerriglia urbana. Una tipologia di conflitto che un quarantenne di New York arruolato come ufficiale di ricognizione definisce al Wall Street Journal “la madre di tutte le paure”. Il soldato, il quale ha lasciato moglie, tre figli piccoli e un impiego nel settore fintech, dichiara che “non si tratta solo del territorio urbano. Sappiamo contro chi combattiamo, persone che hanno preso in ostaggio bambini e anziani. Loro vogliono che entriamo”.
Un altro militare appartenente alla Divisione 252 stanziata in una base adiacente a quella che ospita Little Gaza afferma al quotidiano americano che “non saremo in grado di prevenire un altro attacco come quello del 7 ottobre o anche peggiore sinchè ci sarà una forza ostile al confine. Non abbiamo altra scelta se non entrare in guerra oggi per difenderci”.
Le quasi tre settimane trascorse dalla mattanza di Hamas hanno visto accendersi uno scontro tra i vertici delle forze di Tsahal e il ministro della difesa Yoav Gallant da una parte, favorevoli a lanciare il prima possibile l’operazione di terra a Gaza, e il premier Netanyahu dall'altra. Quest’ultimo almeno sino a poche ore fa sembrava aver accettato l’invito degli Stati Uniti a rimandare l’escalation nella Striscia.
Washington aveva nel frattempo inviato in Israele esperti della guerriglia urbana, tra cui il generale James Glynn che è stato in prima linea a Falluja nel 2004 e a Mosul tra il 2016 e il 2017. Battaglie entrate nei manuali di storia militare nei quali si potrebbe presto aggiungere un nuovo sanguinoso capitolo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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