Non è pensabile: a Israele viene chiesto di nuovo di sedersi in casa, a Gerusalemme come a Tel Aviv, ad aspettare un'altra sventola di missili balistici e droni dall'Iran, sperando nella fortuna e in una robusta coalizione che fermi l'attacco del regime degli ayatollah. Un botto dietro l'altro anche al centro di Israele. Le radio e le tv, il fronte interno che manda messaggi sui telefonini raccomanda di restare vicini ai rifugi: ma tutti sono tranquilli e decisi, come richiedono i leader militari e politici. È la storia di un odio ormai insopportabile, che nasce con l'Iran sciita, e giura di distruggere Israele come avamposto dell'Occidente democratico. Ma sembra difficile che Netanyahu sia disposto, in questa nuova fase in cui «enough is enough», ne abbiamo abbastanza, ad accettare l'aggressione della piovra infuriata. E a terrore si aggiunge terrore. Ieri sera due uomini armati di fucili d'assalto hanno aperto il fuoco sulla metropolitana di Giaffa, alla periferia di Tel Aviv, uccidendo otto persone, prima di essere neutralizzati dalla polizia.
Il New York Times dice che l'Iran sta spostando i lanciamissili in posizione di distruggere Israele: da quando è buio si prepara a lanciarli. Gli Stati Uniti hanno appostato quattro portarei, gli F15 si alzano continuamente in volo, Kipat Barzel e gli altri strumenti antimissile che proteggono da anni la popolazione israeliana già macchiano tutti i cieli col loro fumo bianco. Ma non finisce in difesa preoccupata: Netanyahu che nei giorni scorsi aveva più volte ripetuto «chi ci colpisce verrà colpito» e anche ieri ha detto, fra una comunicazione del ministro della Difesa Yoav Gallant e una del portavoce dell'esercito Hagari, che siamo guerra contro l'asse del male iraniano». Ha aggiunto anche che «insieme resisteremo, insieme combatteremo e insieme vinceremo. L'Iran ha commesso una grande errore e lo pagherà». Sono parole dirette, decise, che confermano la decisione di Israele di opporsi fino in fondo alla persecuzione religiosa di questi anni. L'Iran sta facendo una mossa sbagliata: i missili balistici in posizione in 10-12 minuti possono portare ciascuno le loro centinaia di chili di tritolo sulle case di Israele, ma sottovaluta la determinazione a inaugurare una storia nuova in cui non si viva nella soggezione che ha portato al 7 ottobre. L'Iran si muove prima di tutto giusto per contestare la forza e la determinazione dimostrata da Israele nelle ultime settimane, contro la forza e l'incredibile sorpresa dei suoi servizi segreti e del suo attacco contro i generali di Nasrallah e poi l'eliminazione stessa dell'imprendibile gemello dell'ayatollah Khamenei. L'Iran si affaccia anche per la vergogna che l'ha inondata prima con l'assassinio in casa sua del suo ospite e incaricato sunnita presso Hamas Ismail Haniyeh, e poi quello paradossale e incredibile di Nasrallah che ha rifatto di Israele il grande combattente che è stato sin dal 1984.
L'Iran è obbligato a difendere prima di tutto l'asse sciita e a dimostrare che Israele è il solito filo della tela di ragno che si strappa così, con una mossa decisa, col 7 ottobre, col progetto di invasione della Galilea degli Hezbollah e il suo bombardamento di 11 mesi, i missili dei Houthi. Adesso Israele sta rovinando tutti i progetti iraniano-libanesi-palestinesi: con l'ingresso dell'esercito anche se limitata e molto mirata, sta distruggendo nel Sud del Libano galleria dopo galleria, riserva di armi di ogni genere custodite sotto terra pronte a essere usate nel 7 ottobre numero due dalla forza Radwan, una incredibile rete di abitazioni e nascondigli pronti per servire da base di partenza e di nascondiglio nell'invasione della Galilea. Tutto lavoro iraniano sullo sfondo, che Israele ha finalmente rivelato e distrutto.
È il vecchio Medio Oriente dell'odio e della paura che va a pezzi. L'Iran è furioso e disperato, vuole tentare la carta della distruzione. Difficile dire che cosa Israele progetta mentre i missili delle Guardie della Rivoluzione si abbattono sul Paese: ma certo è difficile non immaginare che questa sia un'occasione perché Israele, ma anche gli Usa e la coalizione che tiene per un Medioriente liberato dal male dell'odio islamista assassino agisca per prima.
La legittimazione che Israele ha sempre richiesto per agire, senza toccare la gente ma per esempio le risorse militari e energetiche indispensabili al regime, adesso non manca; specialmente se si pensa che il prossimo attacco dell'Iran potrebbe essere quello che si compie con una bomba atomica.
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