Chiudere il ciclo croato per aprire quello azzurro

Dal presidente Gravina a Buffon tutti in prima fila mentre il ct parla. Niente calcoli sulle migliori terze

Chiudere il ciclo croato per aprire quello azzurro
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Il dolore e la paura. Da esorcizzare. L'Europeo dell'Italia è già al dentro o fuori. Fare punti con la Croazia o fare le valigie a meno di miracoli aritmetici. Ora e adesso. Il momento Nazionale si consuma questa sera a Lipsia, profonda Germania dell'est che fu. Luciano Spalletti esorcizza la Spagna parlando di un dolore «subíto, ma che ci deve servire da lezione». Alessandro Bastoni sempre più leader del gruppo catechizza: «Nel calcio non deve esistere la paura». L'Italia fa blocco attorno all'azzurro che unisce. Il presidente Gabriele Gravina e il capo delegazione Gianluigi Buffon seguono le parole del ct seduti in prima fila nella sala conferenze dello stadio che di solito è la casa dei bibitari del pallone, del Red Bull Lipsia. Appunto. Se c'è una cosa che servirebbe agli azzurri dopo la shampata della Spagna, è un carico di lattine della famigerata bibita energizzante. Un pieno di caffeina per rivitalizzare un gruppo che contro la Spagna è apparso svuotato.

Con la vecchia Croazia, bisognerà metterla sul ritmo non sulla bellezza. Spalletti parla della squadra dopo che con la Spagna aveva detto che era la «partita più importante della mia carriera». Il ct stavolta mette davanti a tutti i suoi, i prescelti. Ora si giocano l'Europeo contro i Modric, i Kovacic, i Brozovic e i Perisic, insomma quelli che hanno lasciato un segno profondo nell'ultimo decennio del pallone. Un pallone d'oro e vecchie conoscenze che Spalletti ha allenato all'Inter anche se stasera potrebbero partire in panchina. Brozo regista l'ha creato lui, con Ivan un rapporto complicato dal mercato. Il ct parla di loro come di «totem», gente che ha collezionato finali di Champions, vinte e perse, una finale e una semifinale mondiale.

L'Italia non ha alternative questa sera: deve abbatterli, chiudere la loro era. Basta un punto per il secondo posto. Senza perdersi in pericolosi calcoli. Una sconfitta, infatti, aprirebbe il rompicapo delle quattro migliori terze sempre che l'Albania non batta la Spagna. E riuscire ad andare agli ottavi con tre punti sarebbe una fortuna immeritata per la quale bisognerebbe comunque aspettare almeno le partite di domani. Significherebbe aver perso con i croati, dopo aver subito una lezione di gioco dalla Spagna. Spalletti così prende la «scorciatoia», mette da parte i discorsi sul gioco e parla di concretezza. Cambierà per avere appunto maggiore freschezza, ma non rinuncia «all'esperienza» di Jorginho e al «figlio» Di Lorenzo. I due reietti dopo la notte di Gelsenkirchen. Retegui ha sorpassato Scamacca. Si torna all'oriundo, che spesso nella nostra storia ha recitato un ruolo determinante. Ali bianconere con Cambiaso e Chiesa.

Giocheremo ancora fuori casa. Rapporto di tre (croati) a uno (italiano) sugli spalti dello stadio Red Bull, quella che «ti mette le ali».

Anche se stasera per volere dell'Uefa lo stadio non si chiama così, perché la bibita non è sponsor del torneo. Tutto gira attorno ai soldi all'Europeo. Ma la Nazionale ci vuole restare perché come scritto sulle maglie «L'Italia chiamò».

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