Critiche totali, dalla social card all'assegno di inclusione: «Elemosine»
opposizione
L'opposizione ne ha fatto la bandiera di una battaglia politica comune con cui provare a mettere alle strette il governo
La sinistra appoggia sempre gli attacchi esterni se governa il centrodestra
Il caso Albania lo conferma: pur di attaccare l'avversario è disposta a danneggiare il Paese
Nell'estate degli scontrini finisce dentro anche la Meloni, per una cena neppure sua e neppure in Italia
Conto pagato (da Meloni) al ristorante e sì a Expo 2030
Tutta colpa di Giorgia. Solo e sempre colpa di Giorgia. L'opposizione italiana è incastrata in una fase pre-politica, ai limiti dell'infantilismo, nella quale qualunque cosa accada parte immediatamente il riflesso pavloviano: la responsabilità è del governo. Dagli accadimenti più banali a quelli più complessi. Lo scaricabarile è una coperta di Linus nella quale, in questa torrida estate, Pd e compagni amano avvolgersi
La campagna delle opposizioni per il salario minimo è diventata una corsa a perdifiato all'annuncio mediatico. Una raccolta firme ferragostana, scandita da cifre record sputate qua e là sui social. 100mila firme, 150mila a Ferragosto, 200mila ieri. Ogni giorno c'è un numero da sventolare in faccia al governo di Giorgia Meloni. Ma, al netto della pur ragguardevole mobilitazione, l'entusiasmo sembra esagerato. Soprattutto se si considera il fatto che la corsa alle firme ha alte probabilità di rivelarsi un ballon d'essai
La democrazia dei pochi. Sono i giorni di metà agosto e le opposizioni sentono il dovere di rendere sofferenti le ferie di Giorgia Meloni. L'idea è di metterla all'angolo sul salario minimo, l'ultima grande bandiera della sinistra, uno slogan da ripetere come un tormentone estivo, con la speranza che l'autunno torni a essere caldo
Il day after del vertice di Palazzo Chigi sul salario minimo tra il premier Giorgia Meloni e le forze di opposizione si porta dietro il classico carico di polemiche