A sei giorni dai cinquant'anni esatti di vita, proseguono gli eventi con i quali si festeggia il primo mezzo secolo del Giornale. Nel grande evento privato tenuto al Portrait di Milano, che ha visto anche la presenza di politici (compresi alcuni ministri) imprenditori e uomini delle istituzioni, il direttore Alessandro Sallusti ha introdotto la manifestazione.
Poi, la parola è passata a Paolo Berlusconi, storico editore di questa testata, che ha ricordato il fratello Silvio raccontando - tra le altre cose - la sua passione e il suo impegno proprio per il nostro quotidiano. Ecco poi arrivare il momento clou della giornata: il colloquio di Sallusti con Giorgia Meloni. Il presidente del Consiglio, tra una cena a Bruxelles e un impegno a Roma, è riuscita a mantenere la promessa di salire sul palco del Portrait. Presenti anche i ministri Tajani, Salvini, Piantedosi, Santanchè e il presidente del Senato, Ignazio La Russa.
Il presidente del Consiglio ribadisce la soddisfazione per il risultato delle elezioni europee "non solo di Fratelli d'Italia, ma della maggioranza" dopo più di un anno e mezzo di governo. "Non è vero che se un partito cresce, diventa un cannibale dell'altro. Si riavvicina il sistema del bipolarismo - afferma -. Vedo un rischio radicalizzazione a sinistra, mentre l'elettorato moderato si è spostato verso il centrodestra". Tuttavia, per la commissione europea, non sembrerebbe profilarsi per il momento il "cambio di passo sperato" anche per via della percentuale dei gruppi politici che compongono l'aula di Bruxelles e Strasburgo.
In Europa bisogna "organizzare un fronte alternativo alla sinistra, il gruppo dei Conservatori è diventato il terzo gruppo per numero di parlamentari in Europa". In ogni caso la Meloni non intende arrendersi. Sui vari dossier, infatti, potrebbero arrivare delle interessanti "sorprese" nelle future alleanze europee e, difatti, sulla legislatura europea che si sta per aprire la premier prevede degli importanti sviluppi. "Comunque vada e chiunque ricoprirà gli incarichi apicali ai vertici dell'Unione europea", assicura. Questo perché in Europa "tutti sanno il ruolo che spetta all'Italia, uno dei Paesi fondatrici dell'Unione europea. E' un ruolo di massimo rango che io intendo rivendicare".
Meloni ha trovato "surreale che quando ci siamo incontrati nel primo Consiglio successivo alle elezioni, un Consiglio informale, alcuni siano arrivati coi nomi" per il ruoli apicali "senza neanche tentare prima una riflessione su quale fosse l'indicazione cittadini e quale dovesse essere il cambio di passo sulle priorità". Lei preferisce non interpretare "così la democrazia e l'ho detto in quella sede, questi sono gli atteggiamenti che allontanano i cittadini". Lunedì sera si è tentato di "correre perché i protagonisti al tavolo si rendono conto che è un accordo fragile". Anche perché il gruppo dei Conservatori è diventato il terzo per numero di eletti nell'Europarlamento.
Il tutto pochissimi giorni dopo che al G7 di Borgo Egnazia "l'Italia ha indicato la rotta", afferma in seguito la premier, soprattutto il fatto che "al summit si è discusso, tra l'altro, di immigrazione". "Il G7 è stato all'altezza della reputazione italiana" ed è stato organizzato in una regione del Sud. "E' un risultato che rivendico", sottolinea. "Tutti ci hanno fatto i complimenti per uno dei G7 meglio riusciti della storia del G7". L'ultima parte della conversazione con il direttore Sallusti riguarda le riforme: dopo il premierato, l'autonomia e la giustizia, a breve sarà la volta "della burocrazia", annuncia. La sinistra non vuole che il popolo possa decidere chi li governa, ma "noi stiamo facendo riforme coraggiose".
"Le opposizioni" sono sempre contro, "difendono lo status quo" senza progetti alternativi, "gli italiani dovranno scegliere da che parte stare". "Noi siamo qui per cambiare questa Nazione, non per sopravvivere", conclude Meloni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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